Porterà tre milioni di euro nelle casse del comune di Milano l’accordo stipulato con Airbnb per la riscossione della tassa di soggiorno: l’azienda di San Francisco già dal 1° marzo pubblica su Milano prezzi già comprensivi dell’imposta, pari a 3 euro per persona al giorno. Il ricavato verrà girato direttamente dalla piattaforma nelle casse del comune meneghino in versamenti trimestrali.

Misura analoga è stata presa a Napoli dove è stato firmato un protocollo di intesa con l’amministrazione comunale che anche in questo caso prevede che sarà direttamente Airbnb a trattenere i due euro (a persona, per ogni notte) previsti dalla tariffa della tassa di soggiorno, per poi trasmetterli al Comune. Questo permetterà a Palazzo San Giacomo di abbattere ulteriormente il muro dell’evasione delle strutture ricettive non alberghiere.

Su Roma l’accordo tra le parti non c’è ma il nuovo regolamento comunale approvato in giunta prevede che tutte le piattaforma online che propongono alloggi privati ad uso turistico,  da Airbnb a Booking, anticipino il contributo di soggiorno. Il Comune ha scelto quindi di imporre le proprie regole invece di concordarle come hanno fatto molte altre città italiane: vedremo la risposta di Airbnb e delle altre Ota.

Nel 2017 i turisti che hanno scelto questo tipo di alloggio a Roma per la loro permanenza nella Capitale sono stati  1,4 milioni e il nuovo regolamento impone il pagamento della tassa nel momento in cui si prenoterà la stanza, portando, si stima, oltre 15 milioni di euro nelle casse comunali.