Beni culturali: allo Stato il business delle caffeterie e negozi nei musei

musei
La nuova caffetteria al Museo Egizio di Torino (foto Daniele Solavaggione)

Sino ad ora gestiti da privati, i bar, caffetterie e negozi di gadget presenti nei musei potrebbero ritornare nella “pancia” dello Stato. È la misura, operativa da ieri, che attribuisce alla Ales spa (società partecipata al 100% dal Ministero dei Beni culturali e sino ad ora attiva solo nella gestione del personale e dei servizi), la possibilità di concorrere con i privati per aggiudicarsi la gestione di realtà commerciali che spesso fatturano ben di più del museo che li ospita.

Come fa notare Repubblica, la misura non piacerà ai puristi del liberismo, ma permetterà allo Stato di conquistare un grande business. Infatti, secondo il rapporto 2013 “Io sono cultura – l’Italia della qualità e della bellezza sfida”, elaborato da Fondazione Symbola e Unioncamere, nel nostro Paese la cultura produce l’8% del Pil.

In che modo Ales si candiderà alla gestione di bar, ristoranti e negozi? Lo farà a mano a mano che i contratti di gestione arriveranno a scadenza, partecipando alle gare per l’assegnazione delle strutture nell’ambito di aree archeologiche, musei e monumenti.

Le nuove nomine dei consiglio di amministrazione di Ales vedono Mario De Simoni, direttore del Palaexpo di Roma, nel ruolo di amministratore delegato, mentre i consiglieri sono Marco Macchia (professore di diritto amministrativo all’Università Tor Vergata di roma) e Debora Rossi (direttore vicario della Biennale di Venezia).