Business Travel, anche per il 2016 prevale l’ottimismo

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Il 2015 si è chiuso (finalmente) in positivo. Per il business travel, infatti, l’anno appena concluso ha visto un aumento del 3% delle trasferte di lavoro e un incremento del 2% della spesa. La fotografia dei viaggi d’affari in Italia arriva ancora una volta – la quindicesima! – dall’Osservatorio Business Travel realizzato dalla rivista Turismo d’Affari, presentato durante le giornate di #Bit2016. La ricerca, condotta dal professor Andrea Guizzardi, è stata realizzata con il supporto scientifico e tecnico della Scuola Superiore di Scienze Turistiche e il patrocinio del Dipartimento di Scienze Statistiche dell’Università di Bologna. Altrettanto di livello gli sponsor: HRG Italia, HRS Hotel Reservation Service e Vueling, con il supporto di AirPlus International Italia. Nel 2015, in linea con i mercati europeo e nazionale, i viaggi d’affari delle imprese italiane hanno messo a segno un +3,3% sull’anno precedente, toccando quota 31,8 milioni. La crescita riguarda tutti i segmenti del comparto, compreso quello intercontinentale, che però registra un più moderno +1,7%. La ragione di questo “rallentamento” risiede nell’indebolimento della domanda di alcuni paesi emergenti e dell’aumentato livello di rischio in diverse aree: il settore però tiene grazie alla crescita degli investimenti diretti esteri delle aziende italiane.

Un altro trend in ascesa è il cosiddetto “escursionismo d’affari” (a +4,5%): trasferte cioè senza pernottamenti. Questi ultimi, infatti, si fermano a un +2%. La spesa relativa ai viaggi d’affari nel 2015  è salita a 19,5 miliardi di spesa (+2%): a livello internazionale, i prezzi dei servizi travel sono stati in diminuzione, mentre a livello nazionale il crollo del prezzo del carburante è stato bilanciato dall’incremento dei costi dei voli aerei e degli hotel. Anche il 2016 si è aperto sotto i migliori auspici, e i travel manager si aspettano un altro anno con il segno più. “Gli ottimisti prevalgono soprattuto nel terziario a causa della maggiore esposizione delle nostre imprese industriali al rallentamento delle economie emergenti” afferma Guizzardi. “A crescere saranno soprattutto spese e trasferte sui mercati core per il terziario, ovvero i segmenti nazionali ed europeo”.