Federalberghi: estate calma piatta

Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi

Un’estate nera per il turismo. Per colpa delle nubi del meteo ma non solo. E per fortuna che ci sono gli stranieri. Questa l’impietosa analisi di Federalberghi, Confcommercio. Per la prima volta da quando esistono le statistiche, infatti, i mesi clou per il turismo italiano, luglio e agosto, fanno registrare un segno meno, rispettivamente del 0,6% e dello 0,2%. “Da giugno ad agosto il turismo alberghiero italiano ha prodotto un risultato pari a zero rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. La stagnazione dei mercati turistici nel Bel Paese è diventata quasi un fenomeno cronico che va curato con immediatezza e misure non convenzionali” ha detto a questo proposito un preoccupato Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, tornando a richiedere al governo la riduzione della pressione fiscale, l’aumento del massimale per i pagamenti in contante, la semplificazione delle procedure per il rilascio dei visti turistici e una maggiore promozione per il Paese.

La buona notizia sono i dati delle presenze straniere che, quasi alla virgola, fanno ritornare in pari i dati dell’estate 2014 rispetto a quella dello scorso anno; più 0,6% anno su anno, con una presenza negli alberghi italiani che supera il 50% del totale degli ospiti. Con 30,7 milioni di presenze i più presenti sono i tedeschi, seguiti, con largo distacco, dagli statunitensi, 9,6 milioni, dai britannici, 9 milioni e dai francesi, 8,6 milioni, dagli svizzeri, con 5,9 milioni, dagli austriaci, 5,5 milioni, e dai russi,  5,5 milioni.

Le regioni più visitate sono  il Veneto, con 19,2 milioni di presenze, che rappresentano il 15,6% del totale delle presenze straniere in Italia, seguito dal Lazio, con 18,3 milioni, al 14,9%, dalla Provincia di Bolzano, con 15,6 milioni, al 12,7%, dalla Lombardia, con 14,9 milioni, al 12,2%, dalla Toscana, con 12,5 milioni, al 10,2%, dall’Emilia-Romagna, con 7,6 milioni, al 6,2% e dalla Campania, a 6,6 milioni, al 5,4%. Dati questi che hanno portato a un calo dell’occupazione dell’1,3 per cento rispetto allo scorso anno, con, i lavoratori temporanei a farne le spese maggiori.