La parità ti fa male lo so

Il Bundeskartellamt, ovvero l’autorità antitrust tedesca, ha formalmente sancito che Booking.com non potrà applicare agli hotel clausole che vietino di offrire tariffe più basse sui propri siti web.

Secondo l’Antitrust, riporta Reuters, le clausole di Parity Rate sono contrarie alle regole della libera concorrenza. Per questo dal 31 gennaio non potrà più applicarle su tutto il territorio tedesco.
Booking.com ha annunciato che farà appello contro questa decisione.

Si tratta in ogni caso di un’ulteriore bocciatura per Booking.com dopo quella avvenuta in Francia e quella in via di definizione in Italia dove è in corso di approvazione. Già a gennaio di quest’anno il portale web del gruppo Priceline aveva rivisto le sua clausole di parity in Germania e in altri paesi europei permettendo di pubblicare tariffe più basse su altre Ota ma non sul sito web dell’hotel. Anche questa casistica però è stata considerata illegale dal Bundeskartellamt.

Resta aperto il nodo di come verranno trattate le clausole nel resto dell’industria tedesca: se Booking perderà in appello la parity rate viene infatti vietata alla Ota del gruppo Priceline, che ha sicuramente una posizione dominante nel mercato, ma non ad altre agenzie online sul mercato, dove rimangono prassi comune. Servirà un’istruttoria per ogni nuova Ota per vietarle?

Intanto Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, plaude alla decisione tedesca e si augura “che il Parlamento italiano concluda in tempi brevi l’iter del disegno di legge sulla concorrenza, che sancisce un analogo principio, introdotto poche settimane fa dalla Camera dei Deputati a larghissima maggioranza (434 voti a favore, 4 contrari), sulla scia di quanto deciso dal Parlamento francese nell’agosto scorso”.