Da Kilimangiaro, la trasmissione dedicata ai viaggi di Rai 3, arrivano le scuse per la frase infelice della puntata del 1° aprile in cui si consigliava di rivolgersi direttamente a delle associazioni e a non prenotare in agenzia alcuni tipi di viaggio perché valutati più costosi. La frase si prestava a diverse interpretazioni, in particolare dando l’idea di avallare viaggi abusivi organizzati da soggetti senza autorizzazione e per questo è stata oggetto di diverse proteste prima sui social e poi in una manifestazione vera e propria.

Nella puntata dell’8 aprile è arrivato il messaggio di scuse in cui è stato spiegato che non ci si riferiva alle agenzie di viaggio fisiche ma ad agenzie viaggi online internazionali che offrono pacchetti molto costosi. Il messaggio è stato poi sottolineato dalla conduttrice Camila Raznovich con un “figuriamoci se noi che ci occupiamo di viaggi potremmo mai parlare male delle agenzie”. Qui il messaggio di scuse, pubblicato poi anche sulla pagina Facebook di Kilimangiaro

Anche il messaggio di scuse non è stato particolarmente apprezzato, intanto perché non coglie l’essenza del problema e cioè che in Italia le associazioni non sono soggetti che possono organizzare viaggi. Inoltre il distinguo tra agenzie viaggi fisiche e agenzie viaggi online è parso un po’ un’arrampicata sugli specchi, specie nel 2018 dove quasi tutte le agenzie hanno una presenza online e molte vendono anche viaggi via web.

E intanto Aiav, l’associazione italiana agenti di viaggio, già venerdì 6 aprile aveva annunciato di aver sporto denuncia-querela nei confronti delle presentatrici di “Kilimangiaro” – Camila Raznovich e Gloria Aura Bortolini – per le frasi pronunciate nel corso della puntata del 1° aprile, ritenute diffamatorie nei confronti delle agenzie di viaggio e dei loro Agenti.

La denuncia è stata estesa al regista, Andrea Dorigo, e al direttore Stefano Coletta, e sarà seguita – per tutti gli aspetti giudiziari – dall’avvocato Virgilio Golini, legale di fiducia dell’associazione per gli aspetti di carattere penale.