Da alcuni giorni Ryanair ha iniziato a cancellare un numero crescente di voli giornalieri con pochissimo preavviso. La cosa è stata notata in diversi gruppi Facebook che si occupano di turismo: era chiaro che qualcosa stava accadendo ma mancavano comunicazioni ufficiali da parte della compagnia irlandese.

Alla fine, nella giornata del 15 settembre, è arrivato il comunicato ufficiale che spiega che nelle prossime 6 settimane, quindi fino a fine ottobre 2017, Ryanair cancellerà dai 40 ai 50 voli al giorno, senza indicare quali, e che ai passeggeri coinvolti sarà offerto o un volo alternativo o il rimborso del prezzo pagato.
I voli cancellati sembrano però essere molti di più in questi primi giorni: secondo il Corriere nella giornata del 15 settembre ne sono stati cancellati 82 e nella giornata del 16 settembre 80.

Il messaggio che appare nella dashboard degli utenti è ancora più generico, al limite del grottesco: spiega che il proprio volo è confermato a meno che non si sia ricevuta una mail di cancellazione.

Nel comunicato ufficiale Ryanair minimizza l’accaduto dichiarando che sarà cancellato meno del 2% dei suoi oltre 2500 voli giornalieri e offre 2 motivazioni per spiegare la problematica.

La prima motivazione prosegue la saga delle dichiarazioni tra il comico e il grottesco: Ryanair sostiene di essere costretta a farlo perché il tasso di puntualità dei suoi voli è sceso dal 90 all’80% nelle prime due settimane di settembre a causa di una serie di concause tra cui scioperi, avverse condizioni meteo e il noto problema dei bagagli in cabina, per il quale ha annunciato una revisione della policy bagagli. Ma davvero il tasso di puntualità è per Ryanair più importante dei diritti dei passeggeri che oltre al volo devono annullare o spostare tutte le altre prenotazioni collegate? E come pensano di migliorare del 10% il tasso di puntualità annullando solo il 2% dei voli?

Per questo la motivazione più seria sembra essere la seconda e riguarda la mancanza di personale, dovuta all’errata gestione di un passaggio burocratico importante, imposto dalla IAA, l’Irish Aviation Authority: l’anno fiscale dal 2018 sarà calcolato dal 1° gennaio al 31 dicembre e non più dal 1° aprile al 31 marzo. Questo vuol dire un 2017 fiscale di soli 9 mesi con meno tempo per far smaltire le ferie ai dipendenti.

La mancanza di personale è evidentemente un motivo più che valido per l’annullamento di un volo, quello che non convince è perché Ryanair non sia riuscita a gestire una criticità nota con largo anticipo, considerando che altre compagnie irlandesi come Aer Lingus la stanno gestendo tranquillamente e che comunque in 9 mesi si maturano meno ferie che in 12.

Ryanair inoltre non considera le ulteriori problematiche a cui costringerà operatori e cittadini che hanno programmato un soggiorno utilizzando voli Ryanair e che ora si troveranno a dover spostare o annullare altre prenotazioni fatte come hotel e attrazioni, magari vedendo annullato il volo di andata ma non quello di ritorno o viceversa.

Dato che la capienza dei voli Ryanair varia dai 160 ai 180 posti vuol dire che questo problema potrebbe interessare oltre 9000 persone al giorno in tutta Europa e in sei settimane quasi 400mila passeggeri. Non sembra quindi una grande mossa quella di minimizzare il problema.