Radaelli (Enit): il digital driver del turismo, ma serve formazione

Radaelli (Enit) auspica che le università italiane siano in grado di preparare digital scientist capaci di supportare le imprese e le amministrazioni pubbliche delle località turistiche

Il turismo nel mondo continua a crescere e il digital è un forte driver, ma per sfruttarlo veramente serve formazione. Ecco, in estrema sintesi, la posizione di Crisitiano Radaelli, commissario straordinario dell’Enit, intervenuto a Lecce al convegno Big & Open: dati e comunità a supporto della smart city. “Il vantaggio dei big data – dice Radaelli – è soprattutto quello di permettere alle città e ai territori di costruire percorsi e offerte sempre più personalizzate e di riuscire meglio a monitorare la soddisfazione dei turisti. La sfida ora è anche puntare sulla formazione alle competenze digitali per avere data scientist in grado di supportare le imprese del settore e le amministrazioni pubbliche delle località turistiche. Per questo, è importante che le università italiane siano in grado di formare sempre più professionisti con queste capacità”.

In base ai dati snocciolati da Radaelli, nel 2014 il turismo nel mondo è cresciuto del 4,4% rispetto all’anno precedente e l’Italia rimane al quinto posto per gli arrivi di turisti stranieri e al sesto per gli introiti, ma il timore è di una progressiva perdita di competitività. “Il sistema Italia si trova ad affrontare sfide mondiali come il forte inserimento di nuovi Paesi per quanto riguarda la domanda e il confronto con destinazioni nuove o consolidate, ma con prodotti turistici rinnovati”. In tutto questo, gli strumenti social e digital sono in grado di fare la differenza, perché in grado di “vendere” ad ognuno l’Italia che ama e che sta cercando. Ma, appunto, non è un mestiere che si improvvisi.