Riforma Franceschini, bando internazionale per la direzione di 20 musei

Venti direttori per altrettanti musei italiani selezionati da un bando internazionale che ha preso il via ieri e si chiuderà il 15 febbraio: è una delle novità annunciate e ora messe in atto dal ministro dei Beni Culturali e del Turismo Dario Franceschini con la firma del Decreto Musei del 23 dicembre scorso.

Si tratta di una riforma che punta a rafforzare le politiche di tutela e di valorizzazione del nostro patrimonio dando maggiore autonomia ai musei, finora grandemente limitati nelle loro potenzialità. Il museo viene riconosciuto come istituto dotato di autonomia tecnico scientifica che svolge funzioni di tutela e valorizzazione delle raccolte assicurandone e promuovendone la pubblica fruizione.

Il sistema museale italiano così individuato si compone di 20 musei autonomi e di una rete di 17 Poli regionali che dovrà favorire il dialogo continuo fra le diverse realtà museali pubbliche e private del territorio per dar vita ad un’offerta integrata al pubblico.

Per 20i musei, dotati di autonomia speciale, il direttore verrà scelto con la selezione pubblica internazionale appena avviata con il bando on line, tra persone di comprovata qualificazione professionale nel settore del patrimonio culturale ed elevato nella gestione degli istituti della cultura in Italia o all’estero. Per la selezione il ministero si avvarrà di una commissione di 5 esperti di chiara fama nel settore del patrimonio culturale, l’intera la procedura si concluderà entro il 15 maggio 2015. A partire dal 1 giugno 2015 i 20 musei avranno i nuovi direttori.

COSA CAMBIA
Ogni museo dove si insedierà il nuovo direttore scelto con il bando internazionale (e quindi che potrà arrivare da qualunque parte del mondo), potrà contare su una garanzia: chi lo guiderà avrà alle sue spalle un curriculum di rispetto e non arriverà da uffici, enti o esperienze che niente hanno a che fare con la gestione di un bene culturale.

L’autonomia concederà ai nuovi direttori la possibilità di stabilire il prezzo dei biglietti, gli orari di apertura, valorizzare i musei con progetti di tecnologia multimediale, rilanciare la comunicazione, il merchandising, organizzare le mostre, lanciare una ristorazione ad hoc tra menù di antiche ricette e prodotti locali. I 20 musei interessati dalla riforma sono gli Uffizi, il Museo del Bargello di Firenze, Brera, Palazzo Ducale a Mantova, Palazzo Reale a Genova, la Galleria dell’ Accademia a Venezia, il Museo di Capodimonte e il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, la Reggia di Caserta, la Galleria dell’ Accademia a Firenze, la Galleria Estense di Modena, il Polo Reale di Torino, il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria e quello di Taranto, Paestum, la Galleria Nazionale dell’ Umbria e quella delle Marche, la Galleria Borghese la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e la Galleria Nazionale d’Arte Antica con la sede di Palazzo Barberini e la Galleria Corsini a Roma. Dalla riforma restano fuori realtà cruciali come Pompei e il Colosseo e Foro Romano. Per loro la gestione non cambierà, resteranno soprintendenze archeologiche autonome.