Si è concluso con un nulla di fatto l’incontro al Ministero dello Sviluppo economico del 15 marzo con il management di Valtur e le parti sociali. Secondo quanto riporta Repubblica non ci sarebbe alcun piano di ristrutturazione della società ma solo il progetto di liquidare poco alla volta il tour operator, un asset alla volta.

A parlare sono i sindacati che il 12 marzo sono scesi in piazza con i lavoratori della sede di Milano: a rischiare il posto, oltre a circa un centinaio di lavoratori della sede centrale di via Conservatorio, sarebbero tra 1100 e 1200 lavoratori stagionali impiegati presso i resort.

Secondo Luca De Zolt della Filcams Cgil, prosegue Repubblica, Valtur “non continuerà a investire ma rinegozierà i contratti e cederà ciò che riesce a cedere. Non c’è un investitore pronto a comprare tutto il perimetro, l’intenzione è quella di liquidare pezzo per pezzo e chiudere”.

La situazione permane quindi quella delle prenotazioni bloccate per la prossima stagione, anche se alcuni resort stanno cercando soluzioni per aprire sotto altra insegna come il Tanka di Villasimius che secondo la stampa locale sarebbe tornato nelle disponibilità del proprietario, alla ricerca di un nuovo gestore per la stagione 2018.

Per Gabriele Fiorino della Uiltcus “non c’è nemmeno l’intenzione di salvaguardare il marchio e il perimetro aziendale, ma solo quella di limitare i danni facendo uno spezzatino e vendendo i villaggi separatamente a chi li vuole rilevare”.