A parole sono tutti contrari. Ma finché l’imposta di soggiorno continua a garantire ottimi incassi alle Amministrazioni Comunali questa non verrà tolta né ridotta. Malgrado le proteste di operatori turistici e, naturalmente, dei turisti stessi. Una imposta “odiosa” che, anzi, continua a crescere: gli incassi passeranno infatti dai 287 milioni 350 mila euro del 2013 ai circa 382 milioni di quest’anno, a più 32,9%, secondo quanto riporta l’Osservatorio nazionale sulla tassa di soggiorno, curato dalla società di consulenza turistica Jfc.
Un dato in crescita così come i comuni che hanno deciso di adottare questa imposta: ad agosto sono 649 comuni, contro i 500 dello scorso anno (più 30% circa).
“Se da un lato gli italiani hanno preso piena conoscenza di questa imposta e non la considerano quasi più uno strumento di non-scelta della destinazione di vacanza, dall’altro però mantengono giudizi negativi sulla stessa tassa (56%), con una forte percentuale di coloro che affermano che gli introiti non vengono utilizzati a fini turistici, perché non si vede nulla di nuovo – afferma Massimo Feruzzi, amministratore unico Jfc -. Serve, quindi, maggiore attenzione e sensibilità da parte degli Amministratori Comunali, che devono pensare di più a politiche e servizi relazionali con gli ospiti e di meno al semplice conteggio matematico degli incassi derivanti dall’imposta di soggiorno”.