Secondo Iata il cielo unico europeo, o Single European Sky (Ses), sarebbe una panacea per sicurezza, ambiente e Pil europeo: ‘la’ soluzione in grado di migliorare di 10 volte la sicurezza, ridurre del 10% l’impatto sull’ambiente, tagliare i costi complessivi del 50%, e portare il Prodotto Interno Lordo del Vecchio Continente fino a 245 miliardi di euro al 2035.
Un recente report de l’associazione delle compagnie aeree mette a nudo tutte le inefficienze, e anche le potenzialità, del trasporto aereo nel Vecchio Continente. E al contempo indica la soluzione, il cielo unico europeo, appunto. Che però, come riferisce La Repubblica, al momento non riesce a superare le resistenze dei singoli Stati, i quali non vogliono mollare la presa sul traffico aereo.
A oggi la situazione è tale per cui ogni volo in media ‘allunga il tragitto’ di almeno 50 km rispetto alla tratta (a causa di cambi di tragitto o corridoi di volo militari off limits al traffico civile) e dura oltre 10 minuti in più da scalo a scalo. Il che si traduce in costi in più per i passeggeri. E non solo. Si tratta di inefficienze che costano anche alla collettività, perché impediscono di immettere nel motore dell’economia europea circa 245 miliardi di euro di Pil lordo. Oltre a recuperare e distribuire tra i vari Paesi Ue 1 milione di posti di lavoro. Perché la modernizzazione del settore aereo potrebbe migliorare anche l’indotto del sistema aereo, come hotel e industria del turismo, che potrebbe crescere di un ulteriore 1,3%.
Basterebbe seguire l’esempio degli Stati Uniti, che con un’autorità nazionale unica sulla gestione del traffico aereo riesce a veicolare in maniera molto più fluida i transiti dei velivoli sul proprio territorio. Mentre in Europa le autorità nazionali sono 38. Come dire 38 cieli, e ognuno guarda al suo.