Risanamento e turismo per Bagnoli nel piano presentato dal premier Matteo Renzi durante la cabina di regia in prefettura a Napoli. “Ci sono 272 milioni di euro per la ripulitura di Bagnoli: noi li mettiamo. La bonifica sarà completata nel 2019”. Queste le promesse di Renzi, che delinea il futuro di Bagnoli e pensa a un “Porto turistico da 700 posti, piscine, campus e circolo velico“, con alberghi, un polo per l’eccellenza artigianale e del food, e una terrazza sul golfo per rilanciare un turismo non solo estivo.
Nessuna cementificazione prevista dunque dal premier sui terreni dove, dal 1990, l‘Italsider ha fermato le sue le ciminiere. In particolare se ne andrà la cosiddetta ‘colmata’, costruita lungo la costa durante le attività siderurgiche per le procedure di carico e scarico dei materiali.
“Bonifichiamo le terre e il mare: stiamo procedendo alla più grande opera di recupero ambientale della storia italiana – continua il premier -. Vale più di dieci abbattimenti di ecomostri”. E poi ancora: “Eliminiamo il più grande scandalo ambientale, bonificando 230 ettari e rimuovendo due milioni di metri cubi di rifiuti lasciati per anni in condizioni atroci”. Ai napoletani sembrerà un sogno. Ma i tempi? “Ci vorranno 36 mesi”. La conclusione dei lavori è prevista entro il 2019. Ma azioni immediate, assicura Renzi, partiranno nel 2016. E poi a gennaio 2017 comincerà la rigenerazione, e alla fine dell’anno le basi per le infrastrutture. La gara sarà europea, aggiunge il premier. E i tempi sembrano certi. Il tutto all’insegna della trasparenza: “La procedura – conclude il premier – sarà trasparente, verificabile costantemente su tutti gli strumenti di comunicazione, telematica e non”.
Nel frattempo, non mancano le contestazioni, che nei giorni scorsi scorsi si sono tradotte in manifestazioni che hanno bloccato il traffico nel centro di Napoli. Nel mirino, innanzitutto, la società incaricata della riqualificazione, Invitalia, anche se in realtà l’accusa più pesante è quella che individua in tutta l’operazione la svendita di prerogative pubbliche a vantaggio di imprenditori privati. Tra le voci critiche, anche quella del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris.