Stop a Schengen per altri sei mesi: le ripercussioni sul turismo

Schengen
La Commssione europea ha approvato lo stop a Schengen per altri sei mesi

La Commissione europea ha detto sì all’estensione per altri sei mesi dei controlli alle frontiere di cinque Paesi dell’area Schengen. A motivare la decisione, ovviamente, l’emergenza migranti e l’allerta sempre alta sul terrorismo. Ma la misura, che colpisce la mobilità dei passeggeri internazionali, rischia di avere una dura ripercussione sul turismo.

In un anno, i tragitti intra-Schengen sono pari a circa 1 miliardo, con circa 1,7 milioni di lavoratori transfrontalieri europei. I costi conseguenti ai ritardi (da 7,5 minuti a mezz’ora per ogni viaggio), andrebbero da 1,3 miliardi a 5,2 miliardi in un anno. Da aggiungere, poi, ci sarebbero i costi legati agli oneri amministrativi della reintroduzione dei controlli (una voce che comprende il personale e i mezzi), che passerebbe da 600 milioni a 5,8 miliardi all’anno. Per non parlare, come avverte Bruxelles, del fatto che “l’industria turistica potrebbe essere duramente colpita da un calo del turisti da fuori Ue”.

La proroga dei controlli riguarda le misure già adottate in autunno da Austria (al confine con la Slovenia e con l‘Ungheria), Germania (al confine con l’Austria), Danimarca (al confine con la Germania), Svezia (nei porti della Police Region South e al ponte Oresund) e Norvegia (nei porti collegati con Danimarca, Svezia e Germania).