Coldiretti dice no a sushi e kebab nei centri storici, perché lo street food italiano va difeso. Questo l’appello di migliaia di agricoltori della Coldiretti che a bordo di trattori si sono mobilitati a Roma al PalaTiziano per difendere l’identità alimentare nazionale, a rischio di estinzione nelle strade e nelle piazze delle città italiane. Parola d’ordine #iomangioitaliano, dunque, perché se kebab e sushi si trovano ovunque, per trovare il baccalà fritto da passeggio a Roma, o un panino con la milza a Palermo, i turisti sono costretti a cercare su internet o nelle guide. E così Coldiretti ha radunato fuori dal PalaTiziano decine di Apecar che distribuiscono specialità regionali come olive ascolane, panelle e arancini siciliani, arrosticini abruzzesi e molte altre curiosità locali. “Non manca l’innovazione nella tradizione con la preparazione di originali ‘pozioni naturali’, dalla top ten della centrifuga che abbronza fino agli agriaperitivi afrodisiaci e agli esplosivi cocktail contadini”, spiega annuncia la Coldiretti. Sono pronte per essere distribuite anche le agribag, contenitori innovativi per il consumo itinerante che consentono di non buttare via niente e tagliare gli sprechi.
Valore aggiunto da un punto di vista storico, culturale e turistico il cibo tipico da strada nel 2016 ha segnato un record, con un +13% di nuove aziende che vendono cibo al mercato o sui furgoni attrezzati. E 2 italiani su 3 (65%) che dichiarano di gradire questa forma di ristorazione da passeggio. Secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Unioncamere relativi a marzo la Lombardia, con 288 aziende, è la regione italiana dove è più presente la ristorazione ambulante, seguita da Puglia (271) e Lazio (237), Sicilia (201), Campania (189), Piemonte (187), Veneto (161) e Toscana (142), scorso.
Ovviamente anche gli stranieri vanno matti per il cibo da strada made in Italy, con il 62% che fa ‘food shopping’ e i russi in prima fila (87%) tra i consumatori di cibo tipico tricolore all’aperto.