Frenata del settore de lusso nel 2016, ma si attendono segnali di ripresa nel 2017. Global Blue, la società di servizi di tax free shopping, che permette cioè ai turisti di non pagare localmente l’Iva, afferma che nei primi nove mesi del 2016 in Europa c’è stato infatti un calo del 12% del tax free shopping, e dell’8% nel solo mese di settembre. “Il 2016 è stato un anno complesso in cui lo shopping ha subito un rallentamento molto forte – spiega Pier Francesco Nervini, Coo Global Blue -. Nel 2016 ci sono stati una serie di eventi complicati: un problema di sicurezza per l’Europa, un rafforzamento molto forte dell’euro, il biometric visas per i cinesi che ne ha rallentato l’arrivo nel primo semestre”, e Brexit, un elemento di disturbo sulle dinamiche di mercato. Eppure le speranze di una ripresa ci sono, e la crescita attesa da Global Blue per il 2017 oscilla tra il 2% e il 4%. L‘Italia, nei primi nove mesi dell’anno, ha registrato l’11% in meno contro il -21% di Francia e Germania. Bene invece la Gran Bretagna, che ha chiuso i primi nove mesi dell’anno con un +9% sul 2015, valore che arriva a +32% nel solo mese di settembre. In ogni caso i protagonisti del tax free shopping nei primi nove mesi del 2016 sono stati i turisti cinesi che, seppur in calo del 22% sul 2015, hanno rappresentato il 28% degli acquisti a livello europeo e il 55% nell’area Asia-Pacific. Continuano poi a calare gli acquisti dei Russi (-19% sul 2015), in 4a posizione tra i top spender, con l’8% della spesa nel mercato europeo. “Speravamo in una ripresa degli acquisti dei russi, ma così non è stato”, commenta Nervini. In leggera flessione anche lo shopping di Americani (-2% rispetto al 2015) e Coreani (-3% sul 2015). In controtendenza invece gli acquisti dei viaggiatori Giapponesi (+8%), anche se la loro presenza in Europa è ancora molto bassa (2%).
E in questi primi nove mesi del 2016 le dinamiche europee del mercato del tax free shopping hanno influenzato anche il valore dello scontrino medio, che nel Vecchio Continente ha segnato una flessione del 5%. Eccezion fatta per i Paesi del Nord Europa, dove invece si è registrato un incremento del +6% sul 2015.