Nella prossima conversione in legge del decreto “Milleproroghe” non c’è solo la battaglia tra tassisti e Uber ma anche quella tra Anav e Flixbus.
La querelle nasce da un emendamento presentato da 4 senatori pugliesi che, rinviando a fine 2018 l’attuazione del Piano strategico della mobilità sostenibile, precisa che per mantenere le autorizzazioni a effettuare i servizi bus su scala interregionale “gli operatori economici devono avere come attività principale il trasporto passeggeri su strada”.
La formulazione, che a prima vista appare innocua, in realtà sembra avere un bersaglio ben preciso. Un’azienda come Flixbus, che in Italia ha investito molto ampliando progressivamente la propria rete, rischierebbe di essere fuorilegge poiché la sua attività principale è la vendita di biglietti via web (gli autobus non sono di proprietà ma derivano da accordi di noleggio con operatori privati).
L’emendamento è stato immediatamente ben accolto da Anav, l’associazione nazionale delle imprese di autotrasporto. Come riporta La Stampa, il suo presidente Giuseppe Vinella, titolare dell’azienda di trasporti pugliese Sita Sud, ha dichiarato: “Governo e Parlamento hanno manifestato la giusta sensibilità rispetto a un tema così importante, con garanzia di una più ampia qualità, efficacia e sicurezza del trasporto con autobus mediante “mandatari” certi e visibili”.
Di parere esattamente contrario Flixbus che ha accolto la notizia come un tentativo di cambiare le carte in tavola molto al limite della legge: “La conversione in legge del Decreto Legge 30 Dicembre n. 244 cd. “Milleproroghe” tenta di cambiare improvvisamente e arbitrariamente i criteri necessari per svolgere i servizi di trasporto di linea mediante autobus, con grave violazione del principio di certezza del diritto”, spiega la compagnia in una nota.
“È gravissimo che, caso unico caso in Europa, si cerchi di cambiare in corsa le regole del gioco, forzando peraltro oltre i limiti della legittimità la natura stessa del Milleproroghe, provvedimento che ha il solo fine di prorogare i termini in scadenza e non di modificare norme sostanziali”, ha commentato Andrea Incondi, Managing Director di Flixbus Italia.
“In tal modo si ledono i principi cardine del nostro ordinamento posti a presidio dell’attività di impresa e del libero gioco concorrenziale per difendere microinteressi particolari, andando in aperta contraddizione con la normativa europea. Teniamo a sottolineare che il provvedimento non è ancora stato approvato in via definitiva dal Parlamento e il Governo non ha, ad oggi, espresso pareri in merito. Siamo fiduciosi che questa istanza, che riguarda 3 milioni di passeggeri italiani non resterà inascoltata, e che il governo si farà garante della tutela degli investimenti nel nostro paese”, conclude Incondi