Approvato in via definitiva dal Consiglio dei Ministri il Piano Strategico per il Turismo 2017-2022. Innovazione, competitività e diversificazione, ma anche sostenibilità e accessibilità, sono le linee guida per lo sviluppo del settore nei prossimi 5 anni. E specializzare e integrare l’offerta, accrescere la competitività del settore, sviluppare un marketing efficace, e realizzare una governance efficiente e partecipata, saranno le azioni necessarie per rilanciare il turismo a livello internazionale.
Il nuovo Piano Strategico per il Turismo è stato presentato da Dario Franceschini, ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, dopo avere ricevuto l’ok definitivo dal Cdm, e ora rappresenta lo strumento attuativo dal quale discenderanno tutte le azioni operative in termini di provvedimenti per il settore.
Il Piano permette di delineare le azioni concrete per “governare in maniera intelligente e sostenibile la crescita del turismo in Italia nei prossimi anni”, commenta Franceschini. Secondo il ministro si tratta di un documento di svolta, “elaborato con il pieno coinvolgimento delle associazioni di categoria e degli esperti del settore, che rafforza l’idea di Italia come museo diffuso – aggiunge il ministro – e individua nel turismo, sostenibile e di qualità, uno strumento di policy per il benessere economico e sociale di tutti”.
I dati del 2016 sono già molto positivi. Per i centri di ricerca l’anno scorso gli arrivi internazionali hanno superato i 60 milioni. Il 52% degli arrivi totali è di provenienza italiana, e il 70% degli arrivi internazionali è di provenienza europea (Confturismo-CISET, Cernobbio 2016). Complessivamente tra il 2001 e il 2015 gli arrivi italiani e stranieri sono saliti del 50%. E per il biennio 2016-2018, secondo previsioni Confturismo-CISET (Cernobbio 2016) si prevede una crescita di oltre il 3% degli arrivi, grazie soprattutto al movimento extraeuropeo (+5,8%). Riguardo agli investimenti nei prossimi dieci anni il flusso dovrebbe poi crescere con una media annua dell’1,8%. Per attestarsi su un valore di 10,9 miliardi di euro nel 2026.