I musei italiani sono web friendly, soprattutto Capodimonte e Brera, ma i voti in pagella non sono tutti positivi. Ci sono “materie” da recuperare, e non si tratta solo di Internet. Lo dimostra il Travel Appeal Index (Tai), la classifica dei musei italiani di Travel Appeal, la start-up coinvolta in un progetto del Mibact per misurare e migliorare la digitalizzazione di 30 musei nazionali. A leggere i dati raccolti dopo 12 mesi di osservazione si scopre infatti che i più bravi sono stati appunto il Museo di Capodimonte (1°), la Pinacoteca di Brera (2°), e, al 3° posto, il Museo Archeologico di Taranto. Il Museo di Antichità di Torino (4°) è quello che in un anno è migliorato di più, ed è seguito, al 5° posto, da Palazzo Chiablese, sempre a Torino.
Sempre secondo il Tai aumemtano in generale i contenuti pubblicati su Twitter, Facebook e Instagram, e la condivisione su Pinterest e YouTube, un aspetto di cui la Galleria nazionale delle Marche, la Galleria nazionale dell’Umbria e il Parco Archeologico dell’Appia Antica sono stati insuperabili. Tre invece gli aspetti negativi, ovvero i costi dei biglietti, il personale spesso incompetente e maleducato e la presenza sul web. Si, perché se da un alto la presenza sui social cresce, la metà dei portali dei musei a cui i social rimandano sono di difficile lettura dallo smartphone, perché non compatibile con cellulare. E in 4 casi su 10 il design è troppo vecchio. Inoltre, se da una parte la quantità dei contenuti migliora, i testi perdono in ottimizzazione per i motori di ricerca, riferisce La Stampa. In ogni caso rispetto a un anno fa secondo Travel Appeal il giudizio di chi è stato nei nostri musei è migliorato. E se nel 2015 la soddisfazione si attestava all’82,5% ora arriva all’86,6%. Piacciono le collezioni, gli spazi verdi, i luoghi, e le recensioni applaudono anche i servizi offerti ai turisti, come guide, corsi e laboratori, apprezzati in quasi 9 casi su 10. Non tanto bene invece l’accessibilità agli spazi, che secondo i visitatori va migliorata.