Cent’anni fa partì la prima gita scolastica e, complice la crisi e i tagli sulla scuola, oggi non si può dire che goda di buona salute: solo il 46,5% delle classi delle scuole superiori la fa. L’allarme viene dal Touring Club Italiano, che nel lontano 1913 proponeva viaggio di istruzione appunto come occasione di approfondimento culturale oltre che mero svago.
Purtroppo il sistema sembra a rischio: secondo i dati dell’Osservatorio sul Turismo Scolastico del Centro Studi del Touring Club Italiano, la gita scolastica è un’usanza in declino. Coinvolge “solo” 930.000 studenti (su un totale di 2,6 milioni) delle scuole superiori di secondo grado, con un fatturato di 263 milioni di euro (-2,6% sull’anno scolastico precedente). La flessione riguarda sia il costo medio a pacchetto (283 euro, -1,7%), sia la spesa extra per studente (50 euro contro 90 euro). Altra nota dolente per il turismo nostrano è l’esterofilia che sta prendendo sempre più piede. Preferisce una destinazione straniera il 55,4% delle classi. In cima alla lista delle mete prescelte ci sono Parigi, Berlino e Praga, seguite da Barcellona. In Italia resiste il trittico inossidabile fatto da Roma, Firenze e Venezia. Ma come si sceglie la meta? La stragrande maggioranza cita come motivazione le valenze legate all’arte e alla storia (85,1%), seguita, a distanza, dalla conoscenza delle culture straniere (30,6%). In gita si va, classico dei classici, in pullman in più della metà dei casi (53,7%) ma avanza (con il placet delle compagnie low cost) l’aereo (26,4%). Fanalino di coda, il treno (16,5%).
L’antidoto a tanta mestizia però c’è, ed emerge dalla consultazione online sulla Buona Scuola, analizzata da Skuola.net: è viaggiare a Km zero, o quasi. Siamo in Italia e di sicuro, a pochi chilometri da qualunque scuola, c’è un patrimonio storico, artistico o naturale che aspetta solo un drappello di curiosi studenti che lo scopra e lo apprezzi.