Sono 223 i milioni spesi nel 2017 dagli stranieri per l’enogastronomia del Bel Paese facendo segnare un incremento di ben il 70% rispetto a quanto si spendeva nel 2013 (131 milioni). Il corrispondente incremento della spesa totale per vacanza nello stesso periodo è stato sensibilmente inferiore (+18,4%).
E’ quanto conferma l’Osservatorio Nazionale del Turismo a cura dell’Ufficio Studi Enit – Agenzia Nazionale del Turismo, che ha elaborato un report sul turismo enogastronomico in concomitanza con la terza edizione della settimana della cucina nel Mondo (dal 19 – 25 novembre).
In termini di spesa pro-capite, un viaggiatore straniero che nel 2017 ha scelto le nostre destinazioni per una vacanza motivata dalle eccellenze enogastronomiche ha speso, in media, 149,9 euro al giorno. Inferiore il budget medio per le altre tipologie di vacanza: vacanza culturale 128,7 euro, vacanza sportiva 122,9 euro, vacanza in montagna 109,3 euro, vacanza verde/agriturismo 103,9 euro, vacanza al mare 90,2 euro, vacanza al lago 85,2 euro.
I primi mercati di origine che generano i maggiori introiti per vacanza enogastronomica in Italia sono: Stati Uniti (45,5 milioni di euro), Uk (25,4 milioni), Austria (18,7), Svizzera (17), Francia (16,5), Canada (11,6), Brasile (11,5), Germania (10), Danimarca (8,1), Belgio (7,2).
In termini di quota percentuale, l’incidenza di ognuno dei primi dieci Paesi è la seguente: Usa 20,4% (un quinto), Regno Unito 11,4%, Austria 8,4%, Svizzera 7,6%, Francia 7,4%, Canada 5,2%, Brasile 5,1%, Germania 4,5%, Danimarca 3,6%, Belgio 3,2%.
I pernottamenti generati nel 2017 dalle vacanze enogastronomiche sono stati 1,5 milioni, cresciuti del 50% nell’ultimo quinquennio mentre 1 turista su 4 in Italia è mosso da interessi enogastronomici (22,3% dei turisti italiani e il 29,9% degli stranieri).
L’ultima parte del Rapporto dell’Osservatorio Nazionale del Turismo si concentra sull’agriturismo. Dall’elaborazione dei dati Istat risulta anche questo un segmento dell’offerta turistica italiana in sensibile sviluppo. Le aziende che operano nel comparto, infatti, sono oltre 23mila (2017), mettendo a segno un incremento del 3,3% nel periodo 2017/2016. Le attività agrituristiche, in prevalenza, sono localizzate nei comuni classificati come aree interne (61,6% del totale delle aziende agrituristiche). Grosseto, Castelrotto e Appiano sulla Strada del Vino (BZ) e Noto (SR) sono i comuni con la più alta concentrazione di agriturismi.
Le imprese autorizzate nell’esercizio di altre attività agrituristiche (equitazione, escursionismo, osservazioni naturalistiche, trekking, mountain bike, fattorie didattiche, corsi, sport) hanno fatto registrare un incremento del 4,3% nel 2017 rispetto all’anno precedente (12.986 strutture). Mentre in 1.547 agriturismi (+3,3% sul 2016, 12% del totale) viene svolta l’attività di fattoria didattica, nell’ottica di aiutare i turisti a scoprire le dinamiche della vita quotidiana delle fattorie, contribuendo alla preservazione del territorio.