Ancora nessun accordo fra Ita e i sindacati a meno di un mese dal decollo della nuova compagnia. Dopo che la trattativa tra le parti è ripresa il 14 settembre, ad oggi la nuova società non ha ancora assunto il personale, circa 2.800 addetti, previsto da un business plan che parla di ritorno agli utili solo dal 2024.
Oltre al nodo stipendi – nella nuova società, secondo i sindacati, sarebbero di circa il 38% inferiori a quelli di Alitalia – un altro punto di discordia riguarda gli esuberi e gli ammortizzatori sociali; secondo i sindacati, in particolare, si rischiano 7.700 licenziamenti con la prospettiva di tornare ad assumere nel 20222 se i voli dovessero aumentare. Per questo motivo, le sigle sindacati chiedono ammortizzatori sociali per tutta la durata del piano, fino al 2025, con la cigs almeno all’80% dello stipendio effettivo.
Intanto i commissari di Alitalia hanno dato il via alla gara per la vendita del marchio della vecchia compagnia. La gara per aggiudicarsi il brand Alitalia si svolgerà in due fasi, con anche la possibilità di rilancio del prezzo. Il prezzo a base – si legge nell’invito – è pari a 290 milioni di euro, oltre Iva e oneri fiscali ai sensi di legge. Il brand Alitalia sarà reso disponibile all’aggiudicatario entro il 31 dicembre 2021.
Le attività di manutenzione e handling saranno vendute con due gare separate. La previsione che circola fra i sindacati è che le gare possano essere fatte entro quest’anno. Ita, secondo la decisione finale della Commissione Ue, potrà partecipare solo a una parte di queste attività, potendo avere la maggioranza nella società dell’handling e la minoranza nella manutenzione.