Il 2021 è stato ancora un anno in rosso per il turismo italiano. Dopo la caduta libera del 2020, anche gli ultimi dodici mesi hanno segnato un pesante segno meno, come certifica l’osservatorio di Federalberghi secondo cui sono andate in fumo 148 milioni di presenze turistiche.
Per fare un raffronto con il 2019 (l’ultimo anno pre-pandemico), è come se si fosse cancellato un pernottamento su tre. Se guardiamo ai soli turisti stranieri, la perdita diventa di uno su due per un totale di 115 milioni presenze estere perse.
Eppure, anche in quadro così fosco qualche timido segnale di ripresa arriva dai dati Istat sul Movimento turistico in Italia riferiti ai primi nove mesi del 2021. In questo periodo, le presenze dei clienti negli esercizi ricettivi sono in crescita rispetto al 2020 (+22,3%), pur restando ben sotto i livelli del 2019 (-38,4%).
In particolare, nel trimestre estivo (luglio-settembre) le presenze turistiche sono state circa 177 milioni (+31% rispetto al 2020) e 29 milioni in meno nel confronto con il 2019 (-14%). I viaggi dei residenti per motivi di lavoro (circa 1,5 milioni) e per vacanza (circa 18 milioni) si attestano ai livelli dei primi nove mesi del 2020, ma rimangono comunque sotto quelli del corrispondente periodo del 2019.
Più in generale, i primi nove mesi del 2021 hanno visto un sensibile aumento delle presenze (+42,4 milioni, +22,3%) e degli arrivi (+8 milioni, +16,2%). Si segnala, poi, il recupero dei flussi della clientela non residente in Italia (+40,3%) e, in misura minore, di quella residente (+14,2%). Anche i dati per tipologia ricettiva indicano un andamento positivo sia per il settore extra-alberghiero (+27,4%) che per quello alberghiero (+18,7%).
A livello territoriale, i dati dei primi nove mesi del 2021 indicano un recupero delle presenze turistiche più accentuato nelle Isole (+45,1% rispetto al medesimo periodo 2020) e nel Nord-est (+23,8%) mentre soprattutto il Centro Italia mostra una crescita più contenuta (+16,5% rispetto al +22,3% nazionale). Il numero di presenze cresce di più in Sardegna (+62,8%), seguita da Veneto (+48,3%), Friuli-Venezia Giulia (+48,2) ed Emilia-Romagna (+33,3%). Si registrano invece flessioni per Valle d’Aosta (-31,2%), Provincia autonoma di Trento (-10,9%), Provincia autonoma di Bolzano (-8,4%) e Lazio (-1%).