E’ ancora una volta in allarme il mondo dell’hôtellerie delle città d’arte italiane, e di Roma in particolare. Tra viaggi di lavoro annullati, convegni spostati e soggiorni di piacere rimandati, soprattutto quelli provenienti dalle mete più lontane, le associazioni degli albergatori si trovano di fronte a una nuova crisi.
“Sono stati annullati fino a ottobre tutti i gruppi turistici provenienti da Giappone, Cina, Corea e India già prenotati“, rileva il presidente di AssoHotel Roma, Francesco Gatti. Che prosegue: “Le previsioni dei flussi turistici provenienti dagli Stati Uniti e dal Nord America per tutto il 2022 sono ridotti del 60% rispetto al 2021″. Inoltre, “dalle nuove richieste del segmento gruppi c’è una sensibile riduzione del budget ad oltre il 30% per i periodi di alta stagione e per la sola zona Termini è stata segnalata la chiusura di ulteriori quindici importanti strutture alberghiere“.
Sulla stessa lunghezza d’onda è anche il presidente di Federalberghi, Giuseppe Roscioli. “Dal sud Est asiatico i viaggiatori in arrivo sono pari a zero da mesi. Dagli Stati Uniti ne giungono il 50% rispetto al periodo precedente alla pandemia e dall’Europa gli spostamenti sono annullati a pioggia in questi giorni“. E anche se, “l’Organizzazione mondiale della Sanità assicura che questa è l’ultima coda della pandemia, la questione dei vaccini non è risolta“. Risultato: nelle ultime due settimane hanno chiuso altri 50 alberghi, “al momento sono 350 sul 1.250 quelli che non sanno se riusciranno a riaprire“.
La colpa, sostiene Roscioli, è di due misure: “Una riguarda il green pass rafforzato obbligatorio negli alberghi. La seconda è l’introduzione del tampone negativo dall’estero”. E il confronto con la Spagna che non ha adottato questa misura mostre che sui “maggiori portali di prenotazioni risulta che a Madrid ci sono tre volte le prenotazioni di Roma».