Una chiacchierata con Antonio Pezzano di The Artists’ Palace che ci spiega come è nata la sua struttura e come sta cambiando l’accoglienza in una città come Firenze.
Sul turismo ha le idee chiare Antonio Pezzano, avvocato e proprietario, insieme al suo giovane socio Domenico Strati, di Artists’ Palace Firenze. Sarà per una vita passata sui banchi dei tribunali: è specializzato in Diritto Fallimentare ,“un lavoro logorante, che a livello fisico mi ha provato”. O perché chi è nato sul mare “non ha confini, e stando ore a guardare l’infinito i sogni vanno a mille”. Lo incontriamo nel suo “palazzo con vista” sulla Basilica di San Lorenzo nel cuore di Firenze e subito ci porta lì accanto in uno di quei locali con cui Artists’ Palace collabora, La Ménagère, che non solo per il nome potrebbe trovarsi a Parigi, ed è uno dei simboli del nuovo Rinascimento del capoluogo toscano, tra i più colpiti dalla pandemia.
Come nasce The Artists’ Palace?
“Sono nato a Locri in Calabria, da famiglia borghese, sono venuto a studiare a Firenze. Mi sono laureato bene e ho trovato lavoro in uno studio importante, così sono rimasto. Quando era quasi ora di andare in pensione, dopo 40 anni di lavoro, ho investito quasi tutti i miei risparmi nella ristrutturazione di questa incredibile struttura dei padri Scolopi. Era il 2019. Poi è arrivato il Covid. All’improvviso mi sono trovato in una situazione molto complessa“.
Quanto tempo siete stati chiusi?
“Formalmente eravamo aperti ma non avevamo nessun ospite, in un anno e mezzo abbiamo fatturato il 10% ed è stata durissima, anche psicologicamente. Per fortuna a quel punto è scattata la mia parte creativa, che vuole pensare positivo, di apertura al mondo. Così nasce il docufilm “manifesto” di Artists’ Palace Florence che e’ un inno al crederci, a ritentare. Mi rivolgo a Camilla Less, attrice e laureata in Storia dell’Arte, che fa delle ricerche e così scopriamo la targa che diceva che qui, nel 1508, abitò Leonardo. Per uno straniero è una cosa incredibile. Non solo: sopra il palazzo c’è l’Osservatorio Ximeniano, tutelato dall’Unesco, fondato nel ‘700 da padre Ximenes, scienziato, oltre che religioso, sempre centro di ricerca attiva, oltre che museo e in cui un altro padre, Clemente Settimi raccolse le intuizioni di Galileo. Per chiudere il cerchio ho pensato di includere nella struttura anche Dante, sto facendo dipingere a mano sui muri delle scale alcuni brani tratti dalla Divina Commedia: dall’Inferno sino al Paradiso, che almeno per un piccolo angolo c’è davvero con il Balcone delle Due Clessidre e i suoi affacci verso la Cupola del Brunelleschi ed il Campanile di Giotto. Abbiamo creato insomma un racconto che vuole trasmettere la situazione privilegiata in cui ci siamo trovati noi come albergatori ma anche chi viene a soggiornare da noi“.
È un luogo ideale anche per gli eventi?
“Certo: la Biblioteca dei Libri Antichi sita nella cappella dell’antico Convento è l’anima pulsante di questo luogo. Ha dieci finestre con vista su San Lorenzo, una situazione di grande impatto. Abbiamo già ospitato matrimoni, cene ed eventi privati, ci ha scelto anche Hermès, ci piace immaginare che sia il luogo dove alle 7 di sera accoglieremo i nostri ospiti con un aperitivo di benvenuto, raccontando loro con il filmato cosa rappresenta questo luogo“.
L’idea è dunque di aprire alla ristorazione?
“Non lo escludiamo. Stiamo cercando qualcosa di davvero particolare che valorizzi sempre di più l’anima del The Artists’ Palace. Questa è Firenze, si fanno continuamente di queste scoperte“.
Come città d’arte ha sofferto molto. L’ospitalità come evolverà a tuo giudizio?
“Tutte le città d’arte hanno sofferto in maniera esponenziale, ma non c’è dubbio che sono quelle che per prime potranno offrire una forma di ospitalità diversa. Ormai la gente è in cerca di emozioni. I luoghi d’arte pieni di storia, se li sai raccontare, aumenteranno l’appeal“.
Questo vale anche per i giovani?
“Sì. Città come Firenze non possono più cullarsi su quello che immaginavano dovesse essere il turismo. Firenze 15 anni fa era intorno al 60° posto tra le mete turistiche e gli Uffici al decimo posto tra i musei; nel 2019, nonostante siano quintuplicate le presenze, Firenze in alcune classifiche e’ scesa di posto, il Louvre è sempre al primo posto, il British alsecondo e gli Uffizi erano scesi al 20°. Ora fortunatamente le cose stanno cominciando a migliorare. Questo comunque è per dire che il concetto di ospitalità è cambiato, non è più vero che a Firenze ci si deve per forza capitare, i giovani hanno capito che nel mondo globalizzato è fondamentale essere accolti nel migliore dei modi e essere felici dell’atmosfera che possono vivere. Serve una forma di accoglienza esperienziale perché il turista ha voglia di vivere un’emozione e la città d’arte gliela può offrire“.
Bisognerebbe anche fare sistema …
“Non lo facciamo in Italia a nessun livello nel turismo. Prendiamo lo Study Abroad, il fenomeno che mi ha fatto avvicinare al turismo. Riguarda gli universitari, americani ma ora anche cinesi, indiani, russi, ucraini, coreani, che vanno a studiare per almeno tre mesi all’estero. Un sistema che in Italia non è stato molto considerato, se non in questi ultimi anni , mentre in Francia, ad esempio, un Ente statale dedicato esiste da molto tempo; così vent’anni fa abbiamo creato un’associazione privata, EduItalia (www.eduitalia.org). È un fenomeno importante perché se si fa sistema porta due effetti incredibili: fatturato, perché questi ragazzi spendono in media il doppio di un turista culturale e molto più di un turista mordi e fuggi, ma soprattutto sono i migliori ambasciatori non solo del Made in Italy ma dello Styling in Italy perché avendo vissuti qui dei mesi hanno sperimentato ciò che può rappresentare l’Italia e così torneranno, porteranno i figli, creeranno reti“.
Il prossimo progetto?
“Sto lavorando per creare un particolarissimo calendario dell’Avvento: voglio far creare da 25 artisti 25 opere da proiettare in ognuna delle finestre dell’Artists’ Palace che danno su piazza San Lorenzo. Ogni artista interpreterà il suo numero come meglio crede, purché connotato dallo spirito d’inclusività dell’iniziativa, e fiorentini e turisti ogni sera verranno in San Lorenzo a vedere la nuova opera che comparirà alla finestra. Spero di riuscire a farlo già da quest’anno, chissà“.
Anna Muzio