Aviazione in crescita, Italia in crisi

Anziché acquisire passeggeri, gli scali italiani li perdono, e pure a ritmo sostenuto: nel 2013 il traffico a Malpensa (nella foto) è sceso del 3%, a Fiumicino del 2%

L’aviazione civile decolla, ma l’Italia rischia di rimanere a terra. Secondo l’agenzia giornalistica La Presse, nel 2013 i passeggeri del traffico aereo mondiale sono stati 3,1 miliardi. Nel 2030 diventeranno 7,1 miliardi. Considerato l’indotto e compreso il turismo, il valore complessivo del comparto supera i mille miliardi di euro, con 33 milioni di addetti. Per quanto riguardo il fatturato dell’aviazione civile, la previsione è di passare dai 306 miliardi di euro del 2013 ai 714 miliardi di euro del 2030. Ma cosa catturerà di questa grande ricchezza l’Italia?

A giudicare dai numeri di Eurostat, poco. Infatti anziché acquisire passeggeri, gli scali italiani li perdono, e pure a ritmo sostenuto. Nel 2013, dopo Madrid (-12%) e Atene (-3,1%) gli scali italiani sono quelli che hanno perso più traffico: Malpensa (-3%) e Fiumicino (-2,2%). E, per rendersi conto di quanto sia grave la situazione, basta pensare che, nel frattempo, a livello Ue il traffico sale dell’1,7% a 842 milioni di passeggeri volati sui cieli europei. Nel 2009, a causa della crisi, questo numero era arrivato sceso a 753 milioni, ma da allora, sempre secondo Eurostat, il traffico è costantemente aumentato. Primo aeroporto europeo per traffico si conferma Heathrow, con 72 milioni di passeggeri (+3,4% rispetto al 2012), secondo Parigi/Charles de Gaulle (62 milioni, +0,8%) e terzo Francoforte (58 milioni, +1,1%).