A Nord si corre, a Sud si va adagio, per l’esattezza alla velocità dei treni regionali. È questa, in estrema sintesi, l’immagine del trasporto italiano secondo il Dossier di Legambiente presentato a Roma, Pendolaria 2014. Ma vediamo i numeri. In sette anni, nella tratta Milano-Roma l’offerta è aumentata del 450% e in contemporanea sono cresciuti i passeggeri (+8% nel 2014). Ogni giorno, da Roma a Milano (e Venezia) partono 100 treni Frecciarossa, Frecciargento e Italo. Fino al 2010 erano solo 29. E poi c’è l’altra Italia, quella che viaggia lenta, tra tagli e disservizi, con oltre 1.000 km di rete ferroviaria ormai chiusi. A proposito di tagli, le conseguenze sul numero dei passeggeri sono praticamente immediate, come dimostra il caso della Campania, dove il servizio è stato ridotto del 19% (con punte del 50% su alcune linee) e il numero dei passeggeri si è ridotto di 150.000 unità. Non diversa, se non per i numeri (tagli del 7,5%) la storia del Piemonte, che nel 2012 contava 236.000 passeggeri e nel 2014 203.000.
Per fortuna, seppur in quadro all’insegna di investimenti in calo (rispetto al 2009 le risorse dello Stato per il trasporto pubblico su ferro e su gomma sono diminuite del 25%) non mancano le buone notizie. Come i premi conferiti a Toscana, Puglia e Trentino Alto Adige, rispettivamente per la riapertura della Cecina-Saline di Volterra, per il progetto integrato per l’area metropolitana di Bari (in particolare per la linea Bari-aeroporto) e per il recupero delle linee della Val Venosta e della Val Pusteria, in cui gli investimenti hanno permesso quasi di tripllicare il numero di passeggeri dal 2011 al 2014.
Insieme alla segnalazione delle eccellenze, nella ricerca di Legambiente ci sono anche le maglie nere e cioè le 10 linee ferroviarie peggiori. Tra queste: Roma Termini-Ciampino-Castelli Romani, la Circumflegrea, la Bergamo-Milano, la Siracusa-Ragusa-Gela, la Portogruaro-Venezia. Ed ancora la Catanzaro-Lido-Lamezia Terme, la Salerno-Potenza e la Campobasso-Isernia-Roma.