Federalberghi, la ripresa c’è, ma va incoraggiata. Soprattutto dal Fisco

Primi segnali di ripresa per l’industria dell’ospitalità italiana: sono positive le notizie che arrivano dalla 64 assemblea di Federalberghi, appena svoltasi a Trieste. L’osservatorio della Federazione, infatti, ha rilevato nel primo quadrimestre 2014 un incremento medio del 2,5% delle presenze di turisti negli alberghi italiani rispetto al corrispondente periodo del 2013. In particolare, si registra un +4,2% di stranieri, a conferma che i nostri alberghi continuino ad essere apprezzati, anche grazie a un buon rapporto qualità-prezzo. “Inoltre, dopo anni di cali, anche la clientela italiana fa segnare un piccolo aumento (+1%), che ovviamente non è sufficiente a compensare il crollo degli anni precedenti, ma ci induce a non mollare la presa e a confidare nella ripartenza del mercato domestico” ha affermato il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca.

 

Primi in Europa per numero di camere

Tra gli altri primati messi in luce durante l’Assemblea, anche il fatto che l’Italia è il primo paese in classifica per numero di camere e di posti letto e anche il primo paese per numero di turisti extraeuropei. Ma c’è un però: i competitor al Belpaese crescono più in fretta. Lo evidenzia il VII Rapporto sul Sistema Alberghiero di Federalberghi, realizzato dalla Mercury Srl, che sarà pubblicato nelle prossime settimane. Da alcune anticipazioni sul rapporto, si scopre che il sistema alberghiero italiano è il più grande d’Europa per numero di camere e di posti letto. Con 1,1 milioni di camere, distacchiamo nell’ordine la Germania (circa 950 mila camere), la Spagna (915 mila), il Regno Unito (720 mila) e la Francia (620 mila). L’Italia è al secondo posto in Europa per numero di pernottamenti negli alberghi: 281 milioni in Spagna e 257 milioni in Italia, con la Francia al quarto posto, superata anche dalla Germania. Il Belpaese si colloca però al primo posto se si considerano i flussi di turisti extra-europei, con 43 milioni di pernottamenti negli hotel italiani rispetto ai 37 milioni nel Regno Unito, i 31 milioni in Spagna ed i 28 milioni in Francia. Bocca, nonostante l’apprezzamento per questi dati, invita però alla cautela: “Teniamo presente che i nostri concorrenti crescono più velocemente di noi e che la maggior capienza del nostro sistema di offerta non sempre è un vantaggio e può finire per tradursi in una minore redditività delle strutture”.

 

Allarme fisco

“I segnali positivi vanno incoraggiati – spiega Bocca – non certo schiacciati sotto il peso di una pressione fiscale opprimente. Basti pensare alla tassazione sugli immobili alberghieri, aumentata in pochi anni del 156% con Imu e Tasi che nel 2014 presenteranno un conto salatissimo, vicino ai 900 milioni di euro. Per non parlare della vena di follia che ha ispirato nei giorni scorsi l’aumento abnorme dell’imposta di soggiorno nel Comune di Roma”. “Chi ha la responsabilità di governare il Paese, al centro e sul territorio – conclude Bocca – ha il dovere di tutelare le imprese del turismo, affinché  possano continuare a produrre ricchezza per il sistema Italia e lavoro per i nostri giovani, e di astenersi da atti di autolesionismo, che uccidono la gallina dalle uova d’oro, con grave danno per l’occupazione e per l’economia nazionale”.

 

Le richieste del comparto

Infine, le richieste avanzate al settore agli organi di Governo: “Modifica del Titolo V della Costituzione per restituire centralità al settore, adeguate risorse per la promozione del sistema Italia sui mercati internazionali, attivazione di un credito di imposta per incoraggiare gli investimenti nella riqualificazione degli alberghi, semplificazione delle procedure per consentire alle imprese in estrema difficoltà il cambio di destinazione d’uso degli immobili, supporto allo sviluppo turistico del Mezzogiorno”.