L’industria dei viaggi corre. E la Cina incalza

Europasia

Negli ultimi decenni l’industria del turismo è cresciuta enormemente a livello globale, e non solo nei Paesi occidentali. In Cina e in India lo sviluppo delle classi medie sembra accelerarne il trend, e questa è una buona notizia per l’Italia. Per i turisti la cui valuta è legata al dollaro, come appunto la Cina, una vacanza in Italia oggi costa il 25% in meno rispetto a un anno fa. Secondo i dati raccolti dalla World Tourism Organization, ripresi da La Repubblica, nel 2020 si arriverà a 1,3 miliardi di viaggiatori a livello mondiale e nel 2030 a quota 1,8 miliardi, con un balzo dell’80% rispetto al 2013.

A beneficiare di questa crescita sarà soprattutto l’Asia che entro il 2030 vedrà salire la propria quota di mercato globale dall’odierno 23% al 30%, mentre l’Europa scenderà dal 57% al 41%. Il che non doverebbe influire troppo sul numero di visitatori: a fronte dei 570 milioni del 2013 se ne registreranno 738.

Francia, Stati Uniti e Spagna confermano il loro primato per numero di viaggiatori in arrivo, mentre Italia, Regno Unito e Russia risentono della crescente concorrenza della Cina, passata dal 5° al 4° posto nel ranking mondiale, e di Turchia e Thailandia, le due new entry nella top 10 delle destinazioni.

Il vero fenomeno del turismo mondiale è dunque la Cina, che vanta tassi di crescita impressionanti non solo per gli arrivi, ma anche per le partenze. Nel 2013 la spesa dei cinesi per i viaggi all’estero ha superato i 128 miliardi di dollari, 40 miliardi in più rispetto alla spesa sostenuta da statunitensi e tedeschi, rispettivamente al 2° e 3° posto.