Franceschini: “precettare per musei e siti archeologici”

Secondo le associazioni sindacali, a Pompei (nella foto) mancano 500 dipendenti

I musei e i siti archeologici sono servizi pubblici essenziali. Come non si chiude un ospedale per assemblea sindacale, non si deve chiudere Pompei. E, per scongiurare questo rischio, è giusto ricorrere anche alla precettazione. Lo afferma Dario Franceschini, ministro dei Beni Culturali che interviene in seguito alla minaccia del blocco sindacale che avrebbe chiuso i cancelli dell’area archeologica. Cosa in parte avvenuta anche questa mattina, arrecando come dice il ministro “un ulteriore danno in termini di immagine che rischia di vanificare il difficile lavoro che tutti i livelli isituzionali, dall’Europa al Governo, al ministero, agli enti locali, sino ai lavoratori, stanno facendo per Pompei”. Per scongiurare rischi e disagi, Franceschini annuncia “una nuova norma che consenta di ricorrere, in casi eccezionali, alla precettazione del personale per scongiurare le chiusure e tutelare i diritti dei visitatori”. Diritti sacrosanti, come però sono anche quelli dei lavoratori, costantemente alle prese con impegni non rispettati e “orari micidiali”, come sottolinea la segreteria nazionale Uilbact. Secondo l’associazione sindacale, “A Pompei servono più di 500 persone. Il ministro Franceschini, così come i suoi predecessori, dimentica questo aspetto. Invece di pensare alla precettazione, pensi a dotare la sovraintendenza di una norma che consenta le assunzioni, anche stagionali, per affrontare i periodi di maggiore afflusso senza passare dalle norme capestro del pubblico impiego”. Come sempre, ogni realtà ha due facce, almeno.