Ormai negli aeroporti è prassi consolidata (e noiosa): ai controlli di sicurezza via tutto ciò che è metallico, finanche la cintura dei pantaloni, che va a far compagnia ai bagagli a mano ed alle borse che scorrono sui rulli. E poi niente bottiglie d’acqua e liquidi oltre una certa quantità.
In tal modo si assicura la tranquillità e la sicurezza dei voli. O almeno lo si crede. E’ capitato negli anni scorsi che i media, attraverso giornalisti e trasmissioni si servizio, si divertissero a sbugiardare i sistemi di sicurezza degli scali, non solo italiani. Ora è dagli Usa, il Paese del famigerato 11 settembre, anno zero della nuova prassi sui controlli, che arriva la prova che quel che si fa non è mai fatto troppo bene.
Se non si trattasse di argomento decisamente serio, verrebbe da ridere alla notizia che il 95% dei test ai varchi di ingresso degli aeroporti americani, eseguiti da agenti sotto copertura del ministero per la Sicurezza Interna (Homeland Security), sono falliti. La Abc News, citando funzionari a conoscenza del rapporto interno della Homeland Security, ha rivelato che gli agenti di controllo ai varchi aeroportuali, dipendenti della Tsa – Transportation Security Administration (sempre dipendenti dalla Homeland Security), non hanno individuato armi vietate in 67 casi su 70 in decine di aeroporti.
Fra gli esempi più clamorosi, quello sul fallimento di un test effettuato da un agente sotto copertura che è stato fermato mentre tentava di spegnere un allarme a un varco anche se poi l’ispettore che lo ha perquisito non è stato in grado di scoprire dell’esplosivo, falso, che l’uomo portava legato con del nastro sulla schiena, lasciandolo passar
I controlli sarebbero da perfezionare anche per i bagagli da stiva, nonostante gli enormi investimenti (540 milioni di dollari) in attrezzature per il controllo dei bagagli stessi e gli 11 milioni di dollari spesi per la formazione del personale effettuata a partire dal 2009. La Tsa non era riuscita a fare i progressi auspicati cadendo spesso vittima degli agenti del Red Team del Dipartimento della Sicurezza Interna che, fingendosi comuni passeggeri, tentano di scoprire le carenze dei sistemi e dei protocolli di sicurezza. E si tratta di agenti davvero speciali che John Pistole, già direttore dello stesso Tsa, definì come “super terroristi” che conoscono con precisione quali sono le debolezze del sistema e come vanno sfruttate. “Sanno esattamente quali sono i nostri protocolli – spiegò in un’audizione al Congresso – Sanno costruire, mascherare e nascondere oggetti meglio dei terroristi più abili”.
Di fronte a tanta impreparazione denunciata proprio dal Paese che ha fatto dell’11 settembre uno dei punti di svolta delle sue politiche in tema di sicurezza, diventa inevitabile la richiesta di rafforzamento delle misure da parte del Governo. E il trasferimento ad altro incarico dei responsabili della sicurezza nei trasporti.