I big dell’hotellerie puntano sull’Italia. Serve un approccio industriale al settore

Giorgio Palmucci, presidente di Confindustria Alberghi

È in atto una svolta, l’Italia torna a essere attrattiva nei confronti degli investitori internazionali. Lo afferma Giorgio Palmucci, presidente di Confindustria Alberghi, in un’intervista a La Repubblica. “Le grandi catene alberghiere come Marriott, Starwood, Accor, Hilton hanno grande attenzione per l’Italia e stanno realizzando significativi investimenti” dice Palmucci. Già dallo scorso anno “abbiamo registrato una inversione di tendenza. Siamo ancora lontani dai risultati del 2007-2008. Ma sul segmento leisure la quota di turisti stranieri sta crescendo”. Secondo l’Osservatorio di Confindustria Alberghi nel primo quadrimestre i ricavi per camera occupata sono in crescita del 3,3% e il totale dei ricavi sale del 4,5%. Non solo nelle grandi città d’arte, dunque, “ma anche nelle città leisure e business ‘normali’ ci sono possibilità di remunerazione coerenti con i tassi di mercato. Non avremo i picchi di Londra o New York, ma Palermo o Ancona hanno possibilità di redditività valida”.

Va detto però che su 33.728 alberghi circa il 70-80% avrebbe bisogno di essere ristrutturato. Il numero medio di camere è a quota 25 e i grandi alberghi sono una minoranza. “Siamo ancora alla dimensione familiare tipica del balneare, che ci riporta al boom degli anni ’60”, ed è quindi necessario un cambio di passo. “Tutto quel che può imprimere un approccio più industriale al settore, e aiutare a uscire da una logica troppo piccola e familiare, è benvenuto. Credo poco alla tesi di un campione nazionale capace di essere primo in leisure, business, 4 o 5 stelle. È più plausibile immaginare più operatori con determinati target di clientela. Comunque le operazioni straordinarie devono avere un senso industriale, non basta puntare a salvare la finanza o gli immobili. Ci sono catene italiane con forti potenzialità di crescita e di essere poli di aggregazioni, anche attraverso il Fondo strategico. Peraltro, a parte il disegno di far nascere catene a carattere industriale, sarebbe già una rivoluzione affermare semplici reti di imprese in cui gli operatori decidessero di promuoversi in maniera più coordinata”, conclude il presidente di Confindustria Alberghi.