Con 39 voti favorevoli, sei contrari e nessun astenuto il consiglio comunale di Roma ha approvato la mozione per la candidatura della città alle Olimpiadi 2024. Una buona notizia quindi per la giunta della Capitale scossa in queste settimane da scandali e attacchi politici che giugnono da ogni parte.
Ciò nonostante, come previsto, l’obiettivo è staton centrato. “Stiamo lavorando per un evento che va al di là dei nostri mandati, è per il futuro della città – ha dichiarato in assemblea il sindaco Ignazio Marino – Il nostro è davvero un voto istituzionale e di prospettiva, significa che abbiamo a cuore il futuro e l’orgoglio della città, la candidatura olimpica non è un atto ordinario”. Marino non ha nascosto quanto la sfida sia difficile e ambiziosa: “Grandi città sono candidate e questo deve darci una spinta in più, e non spaventarci. Roma deve puntare sulla sua bellezza, e noi la candidiamo a diventare di nuovo il centro delle attenzioni internazionali. Oggi facciamo il primo passo di un percorso che ci porterà non solo a competere ma a vincere la sfida. Roma ha tutte le carte e l’orgoglio per vincere”.
Il testo della mozione approvata recita: “L’assemblea capitolina sostiene e promuove la presentazione della candidatura di Roma ai XXXIII Giochi Olimpici e ai XVII Giochi paralimpici del 2024 ed impegna il sindaco a presentare formalmente la candidatura e a rappresentare Roma nel complesso percorso che la candidatura comporta, secondo quanto previsto dalle procedure Cio”.
Fatto il primo passo, ora la competizione si sposta sul piano internazionale. A contendere a Roma l’assegnazione dei giochi infatti, c’è un’agguerrita lista di metropoli, da Parigi a Budapest, da Amburgo a Boston. La favorita sembra essere la capitale francese che ha ospitato le Olimpiadi giusto un secolo prima di quelli che saranno assegnati e che si è già prodotta in grandi investimento per aggiudicarsi la gara.
Una scelta in ossequio al centenario però sarebbe clamorosa se si pensa che ad Atene, culla dei Giochi e sede della prima Olimpiade dell’era moderna, non fu concesso lo stesso privilegio.