Annunciata da tempo, la rivoluzione del ministro Dario Franceschini arriva nei musei italiani. In base alle prime notizie (la riforma sarà presentata domani alla stampa, ma già oggi il ministro ne ha parlato in un incontro con i sindacati), i grandi musei italiani diventeranno autonomi dalle soprintendenze, mentre la direzione generale per la valorizzazione si trasformerà in direzione generale per i musei. Per dare più spazio ad arte e architettura contemporanea, verranno create una direzione generale ad hoc e soprintendenze miste. In sintesi, la riforma taglia gli uffici dirigenziali (da 30 a 24 quelli di I fascia e da 198 a 167 quelli di seconda fascia) e rafforza il potere del segretario generale (a cui spetterà anche di coordinare la programmazione dei fondi comunitari e il monitoraggio sull’art bonus) accostandogli anche due direzioni ‘trasversali’ per organizzazione, personale e bilancio. Tra le novità anche la qualifica dirigenziale di I o II fascia, che sarà riconosciuta ai direttori di 20 grandi musei, che potranno essere reclutati anche fuori dall’amministrazione pubblica. Secondo Franceschini, la riforma è “innovativa e coraggiosa”, perché parte dai tagli imposti a tutti i ministeri dalla spending review, ma ne approfitta per ridisegnare l’organizzazione del dicastero.