Andrea D’amico, regional director di Booking.com per l’Italia, è stato convocato ieri presso la Commissione Trasporti della Camera dei Deputati per un’audizione informale nell’ambito dell’esame della proposta di legge Quintarelli per la tutela della concorrenza in internet e della libertà d’accesso degli utenti.
Nel corso dell’audizione, che qui riportiamo integralmente per gentile concessione della web tv della Camera (consigliamo di ascoltarla con le cuffie a causa del basso livello dell’audio), Andrea d’Amico ha fornito innanzitutto alcuni numeri sull’azienda (700mila strutture, 42 lingue, 170 uffici in tutto il mondo, 10mila dipendenti).
In Italia i dipendenti sono 230 (3 su 4 donne) e le strutture 90mila (il 90% con meno di 30 camere). Nel 2014 sono state 7 milioni le prenotazioni di stranieri in Italia. Proprio su questi punti si fonda la successiva spiegazione del country manager sull’importanza di Booking per il turismo incoming e per le piccole strutture che in assenza di piattaforme di questo tipo farebbero fatica a raggiungere clienti in tutti il mondo parlando la loro lingua.
Un altro punto che D’Amico ha tenuto a sottolineare è che la loro commissione media è del 16,7%. Successivamente ha spiegato come vengono promosse le strutture su motori di ricerca internazionali, siti partner e social network senza costi per gli alberghi. Questo per dimostrare il fatto che se una piccola struttura volesse promuoversi allo stesso modo avrebbe costi molto maggiori rispetto alle loro commissioni. A supporto di questa tesi è stato portato l’esempio di una piccola struttura di Matera.
Dopo questo preambolo D’Amico è entrato nel merito della parity rate (min. 14:30), rispondendo sia a un’audizione precedente di Federalberghi che agli emendamenti contenuti nella legge che li riguardano direttamente. Ha spiegato come la clausola è evoluta, la querelle con l’Antitrust europea e gli impegni assunti a partire da luglio che lasciano le clausole di parità tariffaria valide solo verso le tariffe presenti sul sito dell’albergo.
Quindi ha insistito sul fatto che questa clausola è l’unica protezione rimasta alle Ota per proteggersi dalle operazioni di free riding, vale a dire tutte quelle situazioni in cui il cliente si informa sulla Ota ma poi chiama la struttura per effettuare una prenotazione diretta (e che ovviamente Booking considera ingiuste in virtù delle informazioni e della promozione che offre). Per questo motivo Booking ha manifestato una ferma opposizione a una totale abolizione anche di questa clausola perché rappresenterebbe un incentivo troppo forte a scavalcare l’intermediario e a perdere le remunerazioni derivanti dalle commissioni.
In conclusione dell’audizione arriva anche una velata minaccia: se gli emendamenti che vogliono abolire del tutto la parità tariffaria dovessero passare Booking.com si vedrebbe costretta a investire di meno sulle strutture italiane che a quel punto dovrebbero sostenere da sole i costi per avere visibilità all’estero.