Dopo la Francia sono in via di abolizione anche in Italia le clausole di parità tariffaria tra Hotel e Ota. Lo stabilisce un emendamento al disegno di legge sulla concorrenza approvato ieri sera alla Camera dei deputati.
A darne l’annuncio il ministro del turismo Dario Franceschini direttamente sul suo profilo Facebook:
Un annuncio roboante dove scopriamo anche che parity rate è diventato improvvisamente un termine maschile, forse perché tradotto con “tasso di parità”. In realtà è più corretto tradurlo con “tariffa paritaria” per cui qui continueremo a considerarlo femminile.
A parte queste facezie, l’iter della norma è ancora lungo prima che entri in vigore: il ddl concorrenza deve ancora passare al vaglio del Senato dove sarà suscettibile di ulteriori modifiche. Difficilmente lo vedremo in Gazzetta Ufficiale prima del 2016. E’ quasi più probabile che l’aula di Palazzo Madama sia abolita prima che riesca a valutare il ddl.
All’emendamento plaude Federalberghi che nei giorni scorsi aveva chiesto a gran voce un provvedimento di questo tipo. Su Twitter il direttore Alessandro Nucara ringrazia i 434 deputati su 441 che hanno votato a favore.
L’emendamento spiega che “E’ nullo ogni patto con il quale l’impresa turistico-ricettiva si obbliga a non praticare alla clientela finale, con qualsiasi modalità e qualsiasi strumento, prezzi, termini e ogni altra condizione che siano migliorativi rispetto a quelli praticati dalla stessa impresa per il tramite di soggetti terzi, indipendentemente dalla legge regolatrice del contratto”.
Si tratta in pratica del riconoscimento della possibilità dell’albergo di disintermediare e non si applica solo alle agenzie online: il testo parla in generale di soggetti terzi per cui quando la norma sarà in vigore tutti gli alberghi saranno liberi di proporre tariffe più basse di qualunque altro distributore anche sul proprio sito web. Mentre era già possibile stabilire politiche tariffarie diverse su Ota diverse.
A nulla sono valse le proteste dei giorni scorsi del country manager di Booking.com Andrea D’amico che già aveva utilizzato gli stessi argomenti in una precedente audizione alla Camera, minacciando una minore presenza di Booking.com in Italia nel caso di approvazione di una normativa restrittiva.
Staremo a vedere cosa accadrà una volta che la norma sarà approvata definitivamente e, come sempre, vi terremo aggiornati.