Una trattativa a colpi di ultimatum. Naturalmente disattesi. Quello di stamattina, “bisogna chiudere entro le 11 di domani” aveva detto il ministro die trasporto Maurizio Lupi ieri all’uscita del tavolo che ha visto riunire il Governo, i sindacati e i rappresentanti di Alitalia, non è stata rispettata.
Con la Camusso furente: “non troviamo traccia, nelle dichiarazioni fatte ieri dai ministri, di una significativa riduzione nel numero degli esuberi” ha detto il segretario della Cgil. In effetti non è ben chiaro come verranno ricollocati gli oltre 1000 lavoratori che, secondo il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, verranno ricollocati. Insomma i lavori durati sino alla 4 di quest a mattinanon hanno portato a una chiusura della trattativa. L’operazione sarebbe “una cessione di ramo d’azienda con licenziamenti collettivi, che non è mai stata fatta in altre aziende” ha ricordato Camusso . Un atteggiamento osteggiato anche dai “colleghi” di Cisl e Ugl, che, come ha detto . Raffaele Bonanni, “bisogna chiudere entro oggi perché non si può andare avanti all’infinito”. E chiama Renzi per poter chiudere la vertenza.
L’arrivo dell’ad di Etihad James Hogan, martedì prossimo a Roma, è il punto di non ritorno della trattativa. Che lo scorso 25 giugno aveva trovato una quadra, che avrebbe comportatato l’entrata di Etihad nel capitale di Alitalia con il 49% per 560 milioni di euro, con, sopratutto, un apiano industriale che porterebbe 1,25 miliardi di euro di investimenti da qui al 2018. Camusso permettendo.