I Capitani Coraggiosi di berlusconiana memoria si fanno da parte. Ora per risollevare Alitalia pare tocchi, finalmente, ad Etihad. Le due compagnie infatti “confermano di aver trovato un accordo sui termini e condizioni dell’operazione con la quale Etihad Airways acquisirà una partecipazione azionaria del 49 percento in Alitalia”. Lo si legge in una nota congiunta che i due vettori hano diffuso, aggiungendo che “già dai prossimi giorni (si passerà) alla finalizzazione della documentazione contrattuale, che includerà le condizioni concordate”. Naturalmente il tutto soggiace “alle approvazioni delle competenti autorità Antitrust”. Una farse che è un proforma, percè i problemi, semmai, come abbiamo più volte sottolineato, potrebbero arrivare da altri fronti, in modo particolare da quello sindacale.
Quindi l’assegno da 560 milioni per entrare nel capitale di Alitalia a firma dell’emiro dovrebbe arrivare a breve, e per questo il confronto con i sindacati prosegue a tappe forzate. Dei 2251 esuberi paventati, 1682 si riferiscono al personale di terra. Fronte debito sembra invece che si stia chiudendo a una ristrutturazione che vedrà la cancellazione di un terzo e la conversione in azioni a 2-3 anni, dei restanti due terzi ei 565 milioni dovuti alle cquattro banche creditrici, ovvero Intesa San Paolo Unicredit, Mps e Popolare di Sondrio.
Infine fronte infrastrutture. Il ministro Lupi si è battuto strenuamente per far sì che le richieste di Etihad diventino realtà, sottolineando però che queste sono le richieste del paese e non di un privato. Ma questo poco importa. Si tratta del superamento del decreto Bersani che limita gli slot per Linate, stop ai vantaggi competitivi per le low cost e migliori collegamenti ferroviari con l’aeroporto di Fiumicino e di Venezia.