La, solita, guerra di numeri. E di prospettive. Perché se l’accordo faticosamente raggiunto con la maggioranza dei sindacati “ha firmato il 70% delle sigle, quindi lo reputiamo valido” ha detto il ministro dei trasporti e delle infrastrutture Maurizio Lupi, è un dato di fatto, è anche vero che rimangono fuori dall’intesa la Cgil, per la quale il segretario Camusso aveva già anticipato i dubbi e che si dà tre giorni per decidere, e il personale viaggiante di Anpac, Anpav e Avia.
La proposta firmata da Cisl, Uil e Ugl non comporta la cassa integrazione, osteggiata da Etihad, ma riduce i 2251 esuberi previsti inizilmente, facendoli calare a 1653. In soldoni: 616 dipendenti saranno ricollocati all’inerno dell’aviolinea, di cui 250 assistenti di volo con contratti di solidarietà, altri 200 che andranno a sostituire i contratti a termine e un numero ancora da individuare di dipendenti che saranno accompagnati alla pensione, mentre 681 saranno esternalizzati presso altre aziende prima del 31 dicembre del 2014 (per i quali si paral di Atitech e Poste).. Per i restanti 954 ci sarà la scure della mobilità, mitigata però dalla sperimentazione del contratto di ricollocamento, portata al tavolo dal ministro del Lavoro Poletti, per sui sono già stati stanziati 15 milioni di euro. Come già detto però alcuni di questi ptranno rientrare dala porta principale: Etihad continua infatti a crescere ed è a caccia di piloti. Si parla di 200 tra comandanti e secondi che potrebbero traslocare nella compagnia emiratina.
Se il sì alla fine arriverà lastsecond, martedì James Hogan chiuderà l’estenuante trattativa che porterà nelle casse di Alitalia 560 milioni per l’aumento di capitale e 600 per il rilancio dell’aviolinea. Ma il lavoro dell’ad Gabriele Del Torchio non è finito. Perché deve ancora limare il costo del lavoro di 30 milioni di euro. Il tutto per far diventare Alitalia, “una compagnia a cinque stelle”, come disse Lupi. Ma, guardando i conti, con una struttura sempre più da low cost.