Il 21 luglio è il giorno in cui si chiude la “data room” per Alitalia e si avvia la fase delle offerte non vincolanti. Un passaggio importante in cui si inizia a vedere chi è davvero interessato alla compagnia: la prima a sfilarsi dalle pretendenti è stata Ryanair che ha annunciato ufficialmente la rinuncia a fare un’offerta. Gli irlandesi sono interessati più alle tratte di Alitalia che alla sua flotta.
Si teme che a questa rinuncia ne seguano altre, tanto che il ministro dei Trasporti Delrio ha ribadito la volontà di voler vendere la compagnia nel suo complesso, paventando l’ipotesi di un nuovo finanziamento pubblico con prolungamento del commissariamento se non dovessero arrivare offerte adeguate.
La vicenda in questo modo andrebbe però ad intrecciarsi pericolosamente con le prossime elezioni politiche, rischiando di diventare ancora una volta argomento di campagna elettorale.
Sulla vicenda è impietosa l’analisi di Andrea Giuricin, docente di Economia dei Trasporti, su LeoniBlog dove spiega: “Se il prestito ponte finisse a novembre, la compagnia si ritroverebbe immediatamente senza benzina all’inizio della campagna elettorale. Se il prestito venisse prolungato, si andrebbe avanti per altri mesi, in piena campagna elettorale. Le promesse elettorali si legherebbero nuovamente al destino del vettore italiano: il ricordo del 2008 è ancora ben presente (soprattutto per il contribuente)”
Questo però al momento sembra lo scenario più probabile in un mercato in cui gli asset di valore sono gli slot e non certo la vecchia flotta da Alitalia: “A tutti gli acquirenti – prosegue Giuricin – conviene aspettare che Alitalia arrivi allo stremo, ossia quando finirà il prestito ponte, per conquistare un mercato, come quello del trasporto aereo, in grande salute”.