Entro oggi termineranno tutti gli adempimenti di legge per far sì che Alitalia venga partecipata da Etihad. Chiudendo l’era, a dir la verità piuttosto negativa, almeno per i conti, dei capitani coraggiosi. La nuova compagnia guidata da Luca Cordero di Montezemolo e Silvano Cassano decollerà ufficialmente infatti dal prossimo primo gennaio. Lo ha ribadito lo stesso nuovo amministratore delegato dell’aviolinea uscendo dall’assemblea tenutasi a Milano nello studio del notaio Marchetti: “Stiamo lavorando in sintonia. Stiamo rispettando la tabella di marcia. Speriamo di chiudere entro il 23 dicembre. Per poi decollare il primo gennaio” ha detto.
Il closing, che avverrà, appunto, tra oggi e domani, vedrà un aumento di capitale da 790,5 milioni di euro, di cui 378,5 milioni riservato a Etihad per consentirle di entrare con il 49% nella nuova Alitalia Sai. L‘investimento del vettore emiratino nella compagnia si completa con 112,5 milioni per il 75% di Alitalia Loyalty, il frequent flyer program della compagnia, e 60 per acquistare nell’aeroporto londinese di Heathrow 5 coppie di slot che saranno riaffittati. Il riassetto vedrà quindi i vecchi soci apportare alla nuova Midco voluta da Poste Italiane un capitale di 403 milioni, corrispondenti appunto al 51% del capitale, percentuale che consente ad Alitalia, almeno nominalmente, di restare un vettore comunitario.
Intanto l’ultimo cda presieduto da Roberto Colaninno ha discusso del bilancio 2014, che chiude con un rosso di 228 milioni di euro, in leggera risalita rispetto ai meno 295 milioni dell’esercizio 2013, ma che porta il buco dei sei anni di gestione dei “patrioti” a quasi 2 miliardi di euro, per la precisione a 1.939 milioni. Una voragine che però vede dei segnali in controtendenza: innanzitutto la diminuzione dei costi, dai 3, 198 miliardi del 2013 a 2,950 miliardi di quest’anno, con un Ebitda sempre in negativo di 31 milioni ma che migliora nettamente rispetto ai 66 del 2013. I ricavi invece sono in calo, dai 3,442 miliardi del 2013 ai 3,227 miliardi di quest’anno.
Intanto però Lettera 43 dà la notizia che il nodo esuberi, “brillantemente” risolto dal governo e ridotto a “sole” 400 unità non sarebbe tale. Il sito riporta ad esempio il destino di circa 50 operai licenziati a ottobre da Alitalia e riassunti con contratti a tempo determinato di soli 25 giorni. Inoltre dei 600 “esuberi” che sarebbero dovuti essere riassorbiti in altre aziende si ha notizia solo di 60/70 lavoratori dell’Ict che andranno all’Ibm. Infine i 750 dipendenti che hanno accettato la buonuscita da 10 mila (o 8 mila euro), denunciano i sindacati, non sarebbero trattati dal Governo come gli altri licenziati.