Sono due, entrambi statunitensi, le startup del turismo che il Wall Street Journal ha inserito nel cosiddetto The Billion Dollar Startup Club, guidata dalla cinese Xiaomi. Si tratta della controversa ma in rapida ascesa di Uber (di cui noi di Wbm parliamo spesso: leggi qui) , al secondo posto in totale, e Airbnb, al sesto posto.
Oltre le prime magnifiche dieci, valutate dai 7 miliardi di dollari della decima, la cinese Meituan, società del tipo couponing, a Xiomi, appunto, valutata 46 miliardi di dollari, l’accoppiata Wsj/Dow Jones VentureSource ha indivuato altre 63 aziende valutate almeno un miliardo di dollari, tra cui anche alcune europee, come Spotify e la tedesca Zalando.
Ma torniamo alle (ex)startup nel mondo della sharing economy sul turismo:
UBER: La sua ultima valutazione è di 41,2 miliardi di dollari, con u total equity funding di 2,8 miliardi di dollari. Fondata nel 2009 a San Francisco da Travis Kalanick e Garrett Camp, imprenditori seriali, oggi è presente in oltre 270 città. Tra gli imitatori Lyft e Sidecar. Il servizio è attualmente vietato in Nevada, Portland, Oregon e, fuori dagli Usa, in India, Cina e Thailandia.
AIRBNB: Ultima valutazione 10 miliardi di dollari, valutation-to- funding 12,5 miliardi di dollari. Nato nel 2007 è diventato il numero uno al mondo negli affitti a breve termine di stanze, con una commissione che grava sul viaggiatore. Attualmente la società guidata da Brian Chesky propone oltre un milione di sistemazioni disseminate in 192 paesi, tra cui l’Italia si trova al terzo posto dopo Usa e Francia con oltre un milione di viaggiatori in poco più di cinque anni, e più di 87mila alloggi disponibili