Willie Walsh, il ceo di Iag, il gruppo che comprende British Airways e Iberia e che controlla la maggioranza di Vueling, rilancia per Aer Lingus, la compagnia irlandese di cui lo stesso Walsh era amministratore delegato, da anni obiettivo di grandi manovre dei cieli e più volte oggetto di scalata da parte della connazionale Ryanair, ancora oggi al 29,5% del vettore.
Due le proposte già presentate al board di Aer Lingus da parte di Walsh, entrambe al momento rigettate, anche se i colloqui, con un occhio sempre attento da parte del governo irlandese, altro grande azionista del vettore con il 25%, proseguono. A causa di questa serrata corte di Iag ad Aer Lingus la valutazione in Borsa del vettore irlandese è in crescita sia sulla piazza di Londra che su quella di Dublino, dove il valore delle azioni ha superato quella della quotazione nel lontano 2006, quando valevano 2 euro e 20 ciascuna. L’offerta di Iag per il vettore è arrivata a 2.40 euro per azione, anche se il mercato è possibilista per un terzo rilancio che arrivi a 3 euro. Cifra che porterebbe a una valutazione del vettore irlandese sull’1,6 miliardi di euro.
Le resistenze sono di tipo politico, perché il governo di Dublino per vendere metterebbe il paletto di continuare a volare tra Londra e la capitale dell’Eire, ma anche operativo, visto che con la quota di slot di Aer Lingus (23 decolli e tterraggi), British Airways e il gruppo Oneworld di cui fa parte (e in cui era presente anche il vettore irlandese sino al 2007) avrebbero una posizione troppo dominante sullo scalo di Heathrow, vedendosi costretti a cedere alcuni diritti di traffico sull’hub britannico. L’altro intreccio è il ruolo di Ryanair nel board di Aer Lingus, visto che è il suo primo azionista. Anche se le autorità britanniche hanno intimato alla compagnia di Michael O’Leary di scendere dal 29,5% al 5% nel vettore rivale.
Intanto Aer Lingus presenta buoni conti, con profitti operativi per il 2014 che saranno certamente superiori ai 61,1 milioni di euro registrati lo scorso anno, grazie, naturalmente, anche al calo del prezzo del petrolio. Ma Aer Lingus ci aveva visto giusto qualche anno fa quando aveva puntato forte sulle connessioni Irlanda-Stati Uniti, dove vola a New York, Boston, San Francisco, oltre che sulla canadese Toronto, e che dal prossimo primo maggio, anche su Washington, conquistandosi così un buon market share tra le due sponde dell’Atlantico, con il plus di poter fare la dogana statunitense negli scali di Dublino e Shannon. Dublino è infatti considerato il settimo hub transatlantico.
Molti analisti vedono di buon occhio questa offerta, e pensano che possa crescere ancora, come ha detto l’investitore ha in portafoglio il 2,8% del vettore Crystal Amber, come sottolineato dal suo investment adviser Richard Bernstein. Anche se altri analisti mostrano più prudenza per questo deal, visto la pressione su tutto il settore aereo europeo da parte dei vettori del Golfo e le piccole dimensioni della compagnia guidata da Christoph Mueller.