“Gli obiettivi di lotta dell’evasione fiscale sono condivisibili, ma quanto previsto dalla manovra non è attuabile”. A dirlo, in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, è Andrea D’Amico country manager Italia di Booking.com intervenendo in merito alla manovra correttiva dei conti pubblici approvata dal consiglio dei ministri e ora in discussione alla quinta commissione.
La manovra coinvolge direttamente Booking in quanto tra le norme previste ve n’è una, la così detta norma Airbnb, che prevede per le piattaforme online di appartamenti di agire come sostituto d’imposta e incassare anticipatamente una cedolare secca pari al 21% dell’importo pagato. Questo, come avevamo raccontato qui, non riguarda solo Airbnb ma tutte le piattaforme online di appartamenti.
Booking però non pensa di essere tenuta a rispettare questa legge, che entrerebbe in vigore dal 1° giugno.
“Per ciò che riguarda, invece, la parte relativa al sostituto d’imposta – continua d’Amico – un soggetto straniero può svolgere questa funzione solo se ha una stabile organizzazione. Nel caso di Booking Italia una stabile organizzazione in Italia non esiste perché i 250 dipendenti svolgono compiti limitati e precisi”.
La sede principale di Booking è infatti in Olanda, a questo si aggiunge che gli appartamenti pagati in anticipo sulla piattaforma sono una quota minima del totale: “Gli ospiti pagano nella maggioranza dei casi direttamente il proprietario dell’appartamento che sono responsabili della regolarità degli alloggi e di tutto ciò che riguarda gli obblighi fiscali, tra cui il pagamento della ritenuta d’acconto”, aggiunge il country manager.
“Per questo – conclude D’Amico – Booking non può e non dovrebbe intervenire nel processo di versamento della ritenuta. In conclusione gli strumenti non solo non sono attuabili ma paiono non proporzionali rispetto allo scopo”