Turismo in sciopero. Non i controllori di volo o il personale ferroviario. Stavolta tocca a tutti i settori del comparto i cui addetti incroceranno le braccia mercoledì 15 aprile in seguito all’agitazione proclamata da Fisascat Cisl, Filcams Cgil e Uiltucs.
Si fermeranno quindi gli addetti degli alberghi e dei tour operator, delle mense, dei punti di ristoro autostradali, dei bar, ristoranti, delle agenzie di viaggio che decideranno di aderire alla protesta che interessa più di un milione di persone senza contratto di lavoro da due anni.
Filcams Cgil imputa alle organizzazioni imprenditoriali le difficoltà trovate lungo la strada dell’intesa: “L’impossibilità di addivenire al rinnovo è stata provocata dalla volontà di Confindustria, Fiavet, Fipe e Angem di ridurre tutele normative e salariali addebitando i costi reali e presunti della crisi alle lavoratrici e ai lavoratori”.
Sciopero figlio anche delle difficoltà di un settore che, secondo Cristian Sesena, Segretario Nazionale della Filcams Cgil, non può dirsi del tutto in crisi: “Di certo alcuni comparti – le agenzie di viaggio ad esempio – anche a causa di una certa arretratezza di impostazione rispetto ad una domanda in forte cambiamento, soffrono più di altri; ma che in un anno che vedrà in rapida successione nel nostro Paese due eventi fortemente attrattivi come l’Esposizione Universale e il Giubileo Straordinario, si pianga miseria, appare davvero poco credibile”.
L’agitazione sindacale prevede tre le manifestazioni nazionali in programma in altrettanti luoghi simbolo: Milano, Roma e Taormina. Sesena spiega che Milano, sede di Expo 2015, è stata prima che una scelta obbligata: “Una scelta voluta per dare visibilità ai tanti lavoratori da cui dipende il successo di questo evento. Lavoratori senza contratto, con salari bassi che rischiano di cadere in una spirale di precarietà sempre più vasta”. A Roma invece si trovano le sedi nazionali di Confcommercio e Confindustria, le cui federazioni, secondo il segretario Filcams, starebbero mettendo in campo di tutto per non sedersi al tavolo del confronto, dalla disdetta degli accordi, ad un ostruzionismo definito pretestuoso. La scelta di Taormina invece, avviene in quanto la cittadina siciliana è ritenuta un emblema di uno dei mali cronici della nostra offerta: la stagionalità. “La difficoltà nell’attirare turisti tutto l’anno anziché solo nei mesi estivi determina una precarietà strutturale del lavoro, reso ora ancor più precario dai recenti interventi del Governo in materia di ammortizzatori sociali” spiega Sesena che sottolinea come la Naspi “penalizzerà i lavoratori stagionali coprendo solo in parte i mesi di disoccupazione involontaria.” Un danno enorme per addetti , circa 300mila nel Paese, che sono costretti a lavorare in maniera discontinua, pur risultando la loro attività preziosa, per non dire imprescindibile, per l’industria turistica.