Roberto Colaninno, presidente di Alitalia, è citato a giudizio con altre sei persone per l’aereo proveniente da Pisa che il 2 febbraio 2013 finì fuori pista in fase di atterraggio a Fiumicino. L’aereo era in realtà di una compagnia straniera, la rumena Carpatair Sa, ma i passeggeri avevano acquistato il biglietto di quel volo ritenendo che si trattasse di un volo Alitalia. Secondo i magistrati della procura di Civitavecchia, gli imputati sono concorrenti nel reato perché “con artifici e raggiri” hanno contribuito a mettere “in vendita al pubblico (mediante canali di vendita telefonica, informatica, mediante intermediari o direttamente ai banchi di accettazione e alle biglietterie aeroportuali riferibili esclusivamente ad Alitalia) servizi di trasporto aereo di persone apparentemente forniti da Alitalia, omettendo qualsiasi indicazione sull’effettiva identità del vettore (la Carpatair Sa) e, anzi riportando sui titoli rappresentativi del servizio e sull’allegata documentazione solo la denominazione Alitalia, facendo applicare al mezzo le insegne Alitalia e l’arredamento riportante il logo Alitalia nonché al personale di bordo le divise con il segno distintivo medesimo“. Oltre a Colaninno, sono iscritti nella lista degli imputati Andrea Ragnetti (all’epoca amministratore delegato), Rita Ciccone (direttore legale e societario), Sergio Papagni (responsabile contratti nell’ambito della direzione legale), Francesco Festa (vicepresidente esecutivo), Nicola Arnese (responsabile della vendite on line) e Aureliano Cicala (responsabile del customer care). Alitalia si difende sostenendo di aver sempre operato nel rispetto della legge nazionale e internazionale che disciplina la vendita di biglietti per voli operati da altri vettori aerei in regime di noleggio o di codeshare.
Il 2 febbraio 2013 l’ATR72 del volo Az 1670 è finito fuori pista probabilmente a causa del forte vento. In conseguenza dell’incidente, una ventina di passeggeri sono rimasti feriti, compreso l’equipaggio.