In Italia le crociere hanno un impatto economico di oltre 4,6 miliardi di euro per più di 102 mila dipendenti, un terzo di tutta l’Europa. Da quanto emerge dai dati rilasciati da Clia, l’associazione internazionale delle compagnie crocieristiche, risulta che nel 2014 il settore a livello europeo ha registrato un nuovo record, raggiungendo 40,2 miliardi di euro, +2,2% rispetto al 2013. Una crescita che ha generato quasi 10 mila nuovi posti di lavoro, che ora salgono a quota 349 mila.
Il nostro Paese è una delle destinazioni più ambite, nonché leader mondiale nella costruzione di navi, ma nel 2014 ha subito un rallentamento. Il settore è cresciuto solo dello 0,7%, contro il 3,9% della Francia e il 6,3% della Germania.
La frenata dell’anno passato dipende dallo stallo di Venezia, che ormai inizia ad avere conseguenze non solo sull’economia veneziana, ma su l’intera regione adriatica. Da Bari ad Ancona e Ravenna, da Dubrovnik a Kotor, tutti i porti dell’area risentono della situazione di stallo.
È evidente che il turismo crocieristico sia materia strategica d’interesse nazionale. “Molti operatori dell’ospitalità possono contare sul traffico crocieristico per determinare una parte del proprio fatturato – sottolinea Roberto Perocchio, vicepresidente di Federturismo Confindustria -. Ma se da un lato questo traffico genera ricchezza, dall’altro comporta un forte afflusso di turisti che si deve saper gestire. Nel caso specifico di Venezia ci auguriamo che ogni scelta sulle modalità di gestione pubblica di questa grande risorsa abbia come priorità la salvaguardia dell’immagine di efficienza turistica che la città si è conquistata negli anni con enormi investimenti”.