Il settore delle crociere nel Mediterraneo perde il 3% dal 2013, anche se ospita comunque un significativo 18,7% del traffico mondiale delle crociere. Il Mare Nostrum resta comunque un’area core business per molte compagnie e nel 2015 dei 30 milioni di crocieristi che lo hanno attraversato 11 milioni hanno scelto di fare tappa in Italia. Inoltre, l’impatto economico del settore in Europa è di 17 miliardi di euro e la ricaduta maggiore è proprio sull’Italia, dove sul Pil pesa per 4 miliardi di euro. Come riporta l’Ansa, si è discusso su questi dati durante la due giorni sull’economia del mare Shipping and the Law, a Napoli.
“L’Italia è un asset strategico per la nostra compagnia – sottolinea Karina Santini, manager per lo sviluppo dei porti del Med di Royal Caribbean – temiamo le dinamiche difficili della catena di soggetti coinvolti nei luoghi su cui investiamo. Nel Mediterraneo il settore cresce ma devono crescere anche le infrastrutture e i porti per poter accogliere i turisti, per questo abbiamo bisogno di un interlocutore valido e deciso che abbia iter sicuri, tempi certi”.
Ivano Russo, del Ministero delle infrastrutture, rassicura: “Stiamo lavorando anche sulle infrastrutture, come a Palermo, dove dopo vent’anni abbiamo posto le precondizioni per costruire il terminal crociere, ma anche a Civitavecchia dove il mese prossimo partono i lavori per il nuovo terminal e lavoriamo anche per migliorare i porti di Livorno e La Spezia, senza dimenticare le nuove destinazioni: nel 2017 anche Taranto avrà i primi attracchi di crociere”.
Ma il valore dell’impatto delle crociere su un territorio “non si misura solo in scali – sottolinea Massimo Brancaleoni, vicepresidente di Costa Crociere – ci sono margini enormi da sfruttare su quanto spendono i turisti una volta sbarcati”.