“A furia di ultimatum e di giorni decisivi ci troveremo Alitalia già vendura senza accorgersene”. Questa, più o meno, la battuta che gira negli ambienti finanziari sulla vicenda Alitalia. Che oggi, massimo domani, secondo quanto scrive il Messaggero, quotidiano romano solitamente ben informato dei fatti di via della Magliana, dovrebbe giungere a una prima conclusione. Sabato e domenica scorsi gli emiratini hanno lavorato sul piano di acquisizione del 49% del capitale di Alitalia e oggi, appunto, o al massimo domani, replicheranno all’ultima missiva loro spedita dal Del Torchio la scorsa settimana.
Palazzo Chigi preme per una conclusione dell’accordo, anche se si dovessero allungare ancora un po’ le trattative. “Entro giugno ci sarà il pre-accordo” ha detto sottosegratario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio in un’intervista a Maria Latella. Giugno, magari il 6, anniversario del D-Day, lo sbarco in Normandia…. I soci italiani hanno infatti dato l’ok allo scorporo della Nuova (nuova al quadrato bisognerebbe scrivere…) Alitalia, di ogni possibile contenzioso legale e fiscale in atto, che confluirebbero in un fondo rischi appositamente costituito, insieme a un secondo fondo che terrebbe al riparo Etihad dalle perdite accumulate quest’anno. Insomma siamo al ritorno della Bad Company (senza Fantozzi…il commissario, non il personaggio di Paolo Villaggio, che ci starebbe bene in una situazione come questa). Anche dalle Banche è arrivato un sostanziale sì, malgrado le resistenze soprattutto di Intesa San Paolo, grande azionista dell’aviolinea,. E pure i sindacatii, davanti allo spettro fallimento, si sarebbero convinti a far accettare molti sacrifici ai dipendenti che rappresentano.
Quindi è già pronto il bonifico di circa 500/550 milioni di euro per iniettare liquidità nelle asfittiche casse di Alitalia da parte di Etihad? Pare proprio di sì ma, anche stavolta, una parte consistente dello sforzo per chiudere la trattativa toccherebbe farlo al Governo. E alle casse pubbliche. Sul fronte esuberi infatti, è stato trovato sostanzialmente un accordo; 3000 la richiesta di Etihad, 2600 la risposta di Alitalia (e scusate se parliamo di persone…). L’accordo si troverà, tanto il paracadute per questi esuberi lo metterà il Fondo Volo, rifinanziato dal Governo, e pronto quindi ad accogliere i “nuovi” disoccupati.
Altri “costi” però sarebbero da mettere in previsionie per il sistema Italia dopo questo ennesimo salvataggio: Milano e la Regione Lombardia non ci stanno a un declassamento di Malpensa (costata alla collettività più di un miliardo di euro), i paletti contro le low cost spingerebbero il mercato a un rialzo dei prezzi, mentre con quali fondi si finanzieranno le linee ad alta velocità verso gli aeroporti?
Roberto Colaninno e Gabriele Del Torchio, rispettiamente presidente e amministratore delegato di Alitalia, si sentono però tranquilli: ormai siamo alle limature. Siamo pronti a volare con una compagnia cinque stelle emblema del Made in Italy?