La prima voce di spesa per i turisti in visita in Italia è il cibo. Emerge da una analisi di Coldiretti, diffusa in occasione degli Stati generali del Turismo sostenibile di Napoli: sommando i 14 miliardi spesi per il consumo di pasti nella ristorazione e i 12 miliardi per l’acquisto di prodotti enogastronomici, i turisti stranieri, ma anche quelli italiani, per cibo e bevande spendono circa 26 miliardi di euro. Che su un totale di 75 miliardi di fatturato turistico complessivo stimato per l’anno in corso, risultano la voce di spesa principale superando perfino quella dell’alloggio.
Secondo Coldiretti/Ixe, il 78% degli italiani in vacanza vuole assaggiare i prodotti tipici del luogo e il 28% si porta a casa un souvenir enogastronomico. E 2 stranieri su 3 considerano cibo e cultura le motivazioni principali di un viaggio in Italia. I dati derivano dal primato italiano nel settore dell’enogastronomia: 272 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) riconosciuti dall’Unione, 415 vini Doc/Docg, quasi 21mila agriturismi e oltre 6.600 fattorie dove acquistare prodotti a km 0. Un risultato ottenuto grazie al lavoro di “generazioni di agricoltori impegnati a difendere nel tempo la biodiversità sul territorio e le tradizioni alimentari”, spiega Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti. Il futuro dell’Italia sembra perciò ancora legato alla capacità di tornare a investire nell’offerta turistica seguendo un modello di sviluppo ispirato al “patrimonio storico e artistico, il paesaggio e il cibo”, aggiunge Moncalvo. Un modello non proprio nuovo, ma su cui l’Italia non ha mai investito come avrebbe dovuto.